PALERMO. Per la prima volta Mimmo Cuticchio e la sua compagnia hanno deciso di organizzare il Carnevale dell'Opera dei Pupi, coinvolgendo l'intera via Bara all'Olivella a Palermo, sede del teatro.
Per tutto il mese si apriranno le botteghe, le poche rimaste del centro storico: tornieri, orefici, giocattolai, miniaturisti, pittori, il meglio dell'artigianalità palermitana, il cuore fattivo delle sue mani. Chi vorrà, potrà parlare con gli artigiani, guardarli all'opera, scoprirne i segreti.
Previsti anche due laboratori creativi di giocattoli di legno per i più piccoli. Al laboratorio Cuticchio sarà invece allestita la mostra L'Opra e le sue maschere popolari che, per la prima volta, racconta i pupi da farsa, che magari non avevano la grandezza e la maestosità dei paladini, ma i nostri nonni amavano moltissimo.
In mostra alcuni pupi storici di Mimmo Cuticchio, e i ritratti su tela di Tania Giordano, che cura l'esposizione. Il teatrino ospiterà nei quattro fine settimana di febbraio, altrettanti spettacoli di Mimmo e Giacomo Cuticchio. I pupari torneranno quindi alla tradizione raccontandone le storie.
A Palermo, un paio di giorni prima del carnevale, si preparavano due pupazzi di paglia, 'u nannu e a'nanna, si sistemavano su due vecchie sedie e, al tramonto del Martedì Grasso, venivano avvolti dal fuoco, con tanto di lettura del "testamento".
Era il Carnevale dei vicoli del centro storico, atteso dai bambini e adorato dai grandi. E tra un episodio e l'altro, spesso tragici, il puparo proponeva piccole farse di qualche minuto, adatte anche ad un pubblico di ragazzini, popolate da personaggi ben conosciuti, maschere accentuate che spesso incarnavano vizi e piaceri. La gente conosceva benissimo Virticchio, Nofrio, Lisa, Tistuzza, Scricchianespula, Peppennino, Jacupu, Fusiddu, u Baruni, che non salvavano alcuna pulzella ma inducevano alla riflessione.