PALERMO. È il sogno orientale delle Mille e una Notte, il sogno di Nikolaj Rimskij-Korsakov che nel 1888 lo compone ispirandosi a una favola fatta di principi, principesse, crudeli sultani, navi, feste popolari, avventure.
Il risultato è la grande Suite sinfonica Shéhérazade, protagonista ieri sera del concerto al Teatro Massimo di Palermo con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, sul podio Günter Neuhold. In programma anche due chicche: l’Ouverture da Una sposa per lo zar sempre di Nikolaj Rimskij-Korsakov e le Danze polovesiane da Il Principe Igor di Aleksandr Borodin (1833–1887).
Nikolaj Rimskij-Korsakov – come scrive Angela Fodale nel libretto di sala – “è una figura cardine nella storia della musica russa. Componente del “Gruppo dei Cinque”, che mirava alla creazione di una musica che affondasse le sue radici non nelle tradizioni europee ma nel patrimonio tradizionale russo, i suoi lavori di orchestrazione e sistemazione permisero alle musiche di altri due membri del gruppo, Modest Musorgskij e appunto Aleksandr Borodin, di essere conosciute da un pubblico non solamente russo, ma internazionale. Ciò gli fu possibile grazie ai suoi minuziosi studi di composizione, approfonditi con dedizione dopo essere stato nominato professore al Conservatorio di San Pietroburgo, dove insegnò dal 1871 fino al 1906; ebbe tra le centinaia di suoi allievi anche Sergej Prokof’ev (in conservatorio) e Igor Stravinsky (privatamente)”.
Tsarskaya nevesta (La fidanzata dello zar o Una sposa per lo zar), l’altra sua opera che sarà eseguita sabato sera, è una delle sue tante ispirate alla storia, leggende e fiabe della Russia. Composta nel 1898, si svolge sotto il regno di Ivan il Terribile e racconta una vicenda di tragici amori e veleni.
Infine, nel concerto, le Danze polovesiane da Il Principe Igor di Aleksandr Borodin, curiosa figura di musicista non professionista di talento straordinario. Professore di Chimica all’Accademia di Fisica di San Pietroburgo, Borodin rimase per tutta la vita un compositore dilettante, e tra le poche opere che ha lasciato – tutti considerate capolavori – molte sono quelle incompiute, che solo il lavoro dei suoi amici, in primis appunto Rimskij-Korsakov, ha permesso di far entrare in repertorio.
È il caso in particolare della sua opera più ambiziosa e compiuta, Il principe Igor, alla quale lavorò per circa vent’anni, dal 1869 fino alla morte. Della revisione e di completare l’opera in base agli appunti di Borodin si occupò infatti Nikolaj Rimskij-Korsakov, aiutato dal giovane Aleksandr Glazunov, che ricostruì l’Ouverture, grazie alla sua eccezionale memoria musicale, avendola ascoltata eseguire al pianoforte da Borodin.
Argomento dell’opera, ispirata a un poema del XII secolo, sono le gesta dell’eroe Igor: anche in questo caso quindi un argomento che ha radice nelle tradizioni e leggende russe, e che musicalmente fa ricorso a temi tradizionali.
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