«Se dobbiamo arrivare ad un tavolo delle trattative dove pesano sempre di più i morti di una o l’altra parte sarà un tavolo senza zampe». Così il vignettista Vauro Senesi lancia il suo monito da Palermo sul tema della guerra in Ucraina. L’occasione è il filo rosso che per oltre 4 mila chilometri ha unito simbolicamente l’Italia, dalla Valle d’Aosta a Lampedusa, per ribadire il no alla guerra e all’invio di armi.
Anche a Palermo è arrivata la «Staffetta dell’umanità», organizzata dal giornalista Michele Santoro con la sua associazione Servizio pubblico, oggi presenti proprio nell’Isola al largo delle coste siciliane: oltre un centinaio di persone si è riunito in piazza Vittorio Veneto, luogo simbolo per il capoluogo siciliano dove per oltre un anno il presidio Donne per la pace si è riunito settimanalmente sotto lo slogan «Fuori la guerra dalla storia», per urlare il proprio no al conflitto Ucraino e a tutte le guerre.
Oggi, il movimento, insieme a tantissimi cittadini, si è unito idealmente a questa staffetta, che da programma avrebbe previsto soltanto le piazze della Sicilia Orientale: «Siamo in piazza Vittorio Veneto perché la Statua della Libertà è diventata, dopo la prima guerra mondiale, un monumento ai caduti. E noi non vogliamo più; né caduti né guerre - ha detto Mimma Grillo del presidio Donne per la pace -. Anche se il tratto ufficiale della staffetta siciliana comprenderebbe la zona Orientale, noi ci uniamo idealmente ai compagni di Catania per portare la nostra parola di pace, di donne - ha sottolineato -. Faremo una catena umana che ricorda la pratica molto usata dopo le stragi del ’92. Quindi è la staffetta ma anche la nostra catena umana».
«Abbiamo accolto con entusiasmo l’appello lanciato da artisti, intellettuali e giornalisti, organizzando come primo momento di iniziativa questa staffetta nazionale, da Bolzano fino a Lampedusa per stimolare la creazione di un movimento popolare contro la guerra - ha detto Pietro Milazzo della Casa del popolo Peppino Impastato -. Data l’escalation in corso, e gli ultimi eventi lo testimoniano - è necessario rispondere con la riscotruzione di un movimento ampio popolare democratico. Questo un primo passaggio che si unisce ad altre iniziative».
La catena umana è partita formando un lunghissimo serpentone colorato dalle bandiere per la pace, che ha attraversato via Libertà, raggiunto piazza Verdi e proseguito fino a Villa Whitaker, sede della prefettura di Palermo, dove i manifestanti hanno poi lasciato simbolicamente alcune delle bandiere.
A capitanare la mobilitazione palermitana Vauro Senesi, famoso vignettista ed intellettuale, nonché tra i promotori dell’appello nazionale lanciato da Santoro: «Non si può costruire la pace con le armi - ha detto -, la storia ci insegna che le armi creano le premesse per ulteriori guerre, basta vedere il Kossovo oggi dopo un’altra guerra nel cuore dell’Europa, parlo della Jugoslavia, che ha seminato odio e diffidenze».
E sul ruolo dell’Italia ha detto: «Abbiamo abdicato ad ogni ruolo diplomatico in nome della sudditanza agli Stati Uniti. Il popolo ucraino ha il diritto di difendersi e ne aveva diritto anche nel 2014: io ero nel Donbas, ed erano ucraini anche coloro che venivano assaltati dalle milizie naziste ucraine, perché nessuno si è scandalizzato allora? Con questo non giustifico l’invasione russa, ma se siamo contro la violenza e la guerra bisogna eliminarne le radici. Non dimentichiamo il 2 maggio 2014, dove furono bruciate vive più di 50 persone nella sede di un sindacato. È una guerra per interposti morti - ha poi concluso - le armi che arrivano sono sempre più micidiali ed arricchiscono l’industria militare e impoveriscono gli ucraini. Dovremmo fermare il macello che li riguarda, lavorando per un cessate il fuoco e per delle trattative».
Le parole di Mimma Grillo (Donne per la pace), Pietro Milazzo (Casa popolare Peppino Impastato) e Vauro Senesi
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