In 500 si sono dati appuntamento a piazza Croce dei Vespri a Palermo gli indipendentisti provenienti da ogni parte della Sicilia e si sono radunati dove, come ricorda la lapide commemorativa sulla facciata di palazzo Bonet, dopo la rivolta iniziata il giorno prima, il 31 marzo del 1282 alcuni siciliani giustiziarono Giovanni di Saint Remy, uno dei principali collaboratori di Carlo d’Angiò. Erano i giorni del Vespro, e per riportarli alla memoria, sono scesi nelle strade del centro. Sono passati 741 anni da allora ma oggi, come ieri, sono tanti i siciliani che scendono in piazza e fanno sentire la loro voce. Disoccupati, percettori di reddito dell’associazione Basta Volerlo, agricoltori, lavoratori forestali del Sinalp, le organizzazioni Trinacria, Movimento Siciliano D’Azione, Ugs, associazione Sicilia-Catalunya e Fronte Nazionale Siciliano, delegazioni dalla Sardegna, dalla Galizia e dalla Catalogna, sono partiti in corteo da piazza Croce dei Vespri e attraversando via Roma, corso Vittorio Emanuele, via Maqueda sono arrivati a piazza Verdi. “I siciliani devono avere la forza di reagire ai soprusi e opporsi alla volontà di dominio – dice Giovanni Castronovo di Trinacria -. Questa manifestazione è assolutamente calzante visto il tema dell’autonomia differenziata perché questa riforma andrà ad aggravare ancora di più le gravi condizioni che vive oggi la Sicilia. Qui non funzionano gli ospedali, le scuole, le strade non esistono, per una visita medica in una struttura pubblica ci sono attese lunghe mesi o addirittura anni. Con l’autonomia differenziata la situazione diventerà ancora più critica. Ci opponiamo per evitare che la Sicilia si svuoti e diventi un deserto. Perché la gente dovrebbe rimanere se non c’è un posto di lavoro? Abbiamo il tasso di occupazione più basso di Europa, siamo al 43 per cento”. Davide Grasso, presidente dell’associazione Basta volerlo composta da percettori del reddito di cittadinanza, sottolinea che saranno oltre 160 mila i siciliani che perderanno il diritto del reddito di cittadinanza già a partire da luglio perché sarà sostituito dalla carta Mia che prevede una riduzione del sussidio mensile del 25 per cento. “Questo accade in una Regione – commenta Grasso – dove il lavoro non c’è e non ci sono alternative”.