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A Palermo centrale dello spaccio nella taverna degli ultras: 7 misure cautelari, ecco gli indagati

I carabinieri della compagnia di Monreale hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di sette persone (due in custodia cautelare in carcere, quattro agli arresti domiciliari e una sottoposta ad obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria), indagate a vario titolo per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, tentata estorsione e furto in abitazione.

Il provvedimento del gip di Palermo, su richiesta della procura, è il risultato di un’indagine iniziata ad agosto 2020 e conclusa a marzo 2021 e costituisce la prosecuzione dell’operazione «Panaro» che nel luglio scorso aveva portato all’arresto di 4 persone smantellando una base di spaccio nel quartiere Boccadifalco, a Palermo. Stavolta è toccato alla zona di Altarello di Baida, sempre a Palermo.

Anche qui, secondo gli inquirenti, era possibile acquistare cocaina, crack, hashish e marijuana. Alcuni dei soggetti indagati collaboravano con gli spacciatori della zona di Boccadifalco. Secondo le indagini il giro d’affari della vendita di droga si aggirava sui 100 mila euro l’anno.

Gli indagati nell’operazione antidroga ad Altarello di Baida dei carabinieri della compagnia di Monreale sono: in carcere Davide Osman, 38 anni, e Santino D’Angelo, 26 anni; arresti domiciliari per Marco e Francesco La Grassa, di 27 anni entrambe, Manuele Lo Nardo, 30 anni, e Salvatore Cappello, 41 anni. Obbligo di dimora per Marco Arcaio, 30 anni.

Il centro dell’attività era una taverna abusiva, ritrovo della tifoseria ultras del Palermo, dove si confezionava la droga e si spacciava. I carabinieri avrebbero individuato anche due grossisti che rifornivano l’organizzazione.

Nel corso dell’indagine è emerso che due persone avrebbero chiesto ai gestori della piazza di spaccio il pagamento di un grosso quantitativo di droga acquistato cinque anni prima. Si sarebbero presentati come emissari della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. I soldi sarebbero serviti per sostenere le spese per il mantenimento dei detenuti del mandamento. Dalle intercettazioni è venuto fuori inoltre che gli uomini della banda non volevano troppi carabinieri in giro per le strade del quartiere. Per questo sarebbero andati da un ladro che aveva compiuto un grosso furto imponendogli di riconsegnare il bottino per allentare l’attenzione e la pressione sulla zona da parte delle forze dell’ordine.

Durante l’operazione i militari hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione di uno degli indagati destinatario della misura degli arresti domiciliari trovando 220 grammi di cocaina pura in cristalli e 2.415 euro. Oltre ai sette raggiunti da ordinanza di custodia cautelare ci sono altre sei persone, che avrebbero avuto ruoli minori nello smercio al dettaglio di stupefacenti, a cui saranno notificati notificati avvisi di garanzia.

 

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