Regione, ecco il nuovo regolamento antimafia: tutti i dettagli
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Presentato il regolamento della discordia. Questo pomeriggio nella sala della commissione antimafia, il presidente, Antonello Cracolici, affiancato dai deputati Roberta Schillaci (M5s) e Ismaele La Vardera (Sud chiama Nord), nonché componenti dell’ufficio di presidenza, ha presentato il nuovo regolamento della commissione, all’indomani della diatriba scoppiata con in componenti della maggioranza: «Abbiamo disciplinato i motivi di incompatibilità tra l’essere parlamentare e l’essere componente della commissione antimafia - ha spiegato l’onorevole Cracolici -. Innanzitutto stabilendo che la semplice imputazione dei reati già previsti dalla legge Severino costituiscono incompatibilità con l’essere membro della commissione. Allo stesso tempo - ha proseguito Cracolici - per tutti quei reati non previsti dalla Severino, con una sentenza definitiva con più di due anni si decade dalla commissione». Una disciplina rigorosa, che vuole ancorarsi alle leggi dello Stato, senza «auto interpretare i reati per i quali si è incompatibili a seconda quello che conviene o si va stabilendo di volta in volta». Sulla discussione creatasi in commissione, il presidente ha sottolineato che «con dispiacere rendo atto che alcuni colleghi alla fine non si sono astenuti, manifestando un punto di vista diverso, anche se, inizialmente, sembrava una decisione condivisa da tutti. Abbiamo voluto disciplinare meglio - ha continuato Cracolici - questa norma perché chiunque faccia parte della commissione antimafia deve essere al di sopra dei principi di apparente percezione della legalità». Obiettivo della commissione sarà quello di avere uno schema preciso e il rigore di selezionare ciò di cui è necessario occuparsi, senza «inseguire tutti i palloni che si giocano - ha detto il presidente -, bisogna avere uno sguardo attento e valutare i singoli atti senza sovrapporsi l’attività della magistratura, che ha un compito diverso dalla politica». Per la commissione, però, non c’è alcun dubbio: sanità, società partecipate, rifiuti, energie alternative, saranno tutti settori nei quali la commissione dovrà fare un lavoro di approfondimento e di studio. «Noi dobbiamo da un lato concentrare la conoscenza delle procedure di tutte le singole attività che vengono fatti dagli enti della Regione, conoscendone e accertandone anche gli esiti. Non escludo che dovremo istituire anche un osservatorio della gestione delle società - ha proseguito - così come funziona per il sistema degli appalti. Anche se questo, ancora, non è oggetto di una discussione della commissione». Schillaci ha poi voluto aprire un piccolo focus sui beni confiscati alla mafia, di cui la Regione non è dotata di alcuna mappatura: «Se messe a frutto e fatte lavorare, creano ricchezza. Bisogna fare funzionare il sistema dei beni confiscati - ha proseguito la deputata pentastellata -, ad esempio soltanto l’1% delle imprese che vengono confiscate rimangono in vita. Inoltre, non esiste un regolamento unico degli enti locali per la gestione dei beni confiscati: quindi, ad esempio, a Palermo funziona mediamente bene, a Catania è totalmente inesistente. Sotto questo profilo siamo all’anno zero».