Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Palermo e lo Zen: dove i carabinieri-maestri a volte devono arrestare i papà dei loro alunni

Davide De Novellis, il comandante della stazione dei carabinieri San Filippo Neri (il nome ufficiale del quartiere di Palermo da tutti conosciuto come Zen), ha addestrato i suoi uomini non solo a combattere i criminali, ma anche a mantenere sempre un profilo umano nel corso delle operazioni. Anche nelle situazioni più estreme, come quella accaduta nel caso di un arresto compiuto da un giovane militare calabrese. Di giorno, fuori dall’orario di lavoro, aveva svolto opera di volontariato nell’assistenza didattica ai piccoli del quartiere. Fra di loro anche un bambino con un importante problema cardiaco. Di notte - in servizio - gli è toccato di dovere arrestare il padre. Al momento dell’ingresso in casa dei carabinieri, il piccolo si è svegliato e nel vedere il suo «maestro» del doposcuola si è sorpreso. «Devo prepararmi, dobbiamo andare a scuola?». Una situazione difficile da gestire. «Ma questo giovane - racconta De Novellis - ha avuto una grande capacità. Sapeva di dovere smorzare le emozioni del bambino e con una sensibilità encomiabile lo ha rasserenato». «Sono passato ad aiutarti a mettere a posto la cartella - gli ha detto - perché ho visto che ieri non avevi tutti i quaderni». E il bambino l’indomani lo ha raccontato con gioia ai compagni. Una storia che viene fuori parlando dell'impegno dei carabinieri, garantito non solo a San Filippo Neri, ma anche in altri quartieri di Palermo, dove ieri i militari hanno consegnato libri e fumetti alle biblioteche e alle associazioni impegnate nel fare crescere fra i più giovani l'amore per la «cultura come strumento di contrasto alla narrazione e contro-cultura mafiosa», come spiega un comunicato del Comando provinciale. «Ho sempre detto ai miei ragazzi - continua De Novellis - che nel nostro lavoro servono sì la divisa e il codice penale, ma è fondamentale il cuore. Molta gente delinque per fame, dobbiamo sempre tenerne conto». Per questo la presenza della stazione, in quel quartiere spesso citato per fatti di cronaca nera, è strategica. «Per noi - spiega De Novellis - è decisivo il concetto di prossimità. Il nostro è uno stile di vita, non un semplice mestiere. I carabinieri vivono nella stazione, abitano lì, fruiscono dei servizi del quartiere del luogo in cui lavorano». La caserma allo Zen 2 voluta da Teo Luzi, allora comandante provinciale a Palermo e oggi comandante generale dell’Arma, «è stata - dice De Novellis - un’intuizione geniale. Poi sono arrivati la postazione di polizia municipale e un poliambulatorio, a testimoniare che lo Stato è parte della vita dei residenti». Una stazione priva di barriere, aperta a tutti. Dentro vi sono luoghi dove i ragazzi possono giocare, c’è pure il biliardino. «E pensare che quando i bambini sono entrati qui per la prima volta - ricorda il comandante De Novellis - erano sorpresi. Lo immaginavano come un luogo nero, “una grotta”, me lo hanno detto loro stessi». Nei primi anni i carabinieri che da volontari svolgevano il ruolo di educatori non si mostravano in divisa. Era un modo per entrare con rispetto, quasi in punta di piedi, nella vita di un quartiere - lo Zen 2 - che un presidio delle forze dell'ordine non l'aveva mai visto. Poi, dopo qualche tempo, hanno cominciato a indossare le divise, finendo per renderle familiari ai residenti e principalmente ai bambini.  Un percorso che ha coinvolto le famiglie. «Ci affidano i loro figli, ieri li abbiamo portati in gita - aggiunge De Novellis - a vedere una tonnara a Custonaci. Sono iniziative che provano a migliorare la qualità della vita di chi è ai margini della società, spesso in estrema povertà». Pian piano il progetto ha finito per coinvolgere sempre più ragazzi. «Sono ormai cinquanta i bambini seguiti dalla nostra associazione assieme ai carabinieri», dice la pedagogista Serena Fleres, coordinatrice del progetto Varcare la Soglia dell’Albero della Vita. «Il laboratorio nasce nel 2014 - spiega - nelle città di Palermo e Milano, con l'obiettivo di contrastare la povertà educativa. Ora è attivo in tante altre città e il suo punto di forza è la continuità. Spesso iniziative del genere vanno avanti per qualche tempo e poi si interrompono. La nostra no, ogni anno c'è un ricambio, arrivano bambini piccoli a rimpiazzare quelli che crescono». Risultati per i quali l'Albero di vita ringrazia proprio i carabinieri. «I ragazzi li chiamano maestri, si fidano di loro. E loro li aiutano - racconta la coordinatrice - negli studi e in altri momenti di vita. Un rapporto che è servito a scardinare la credenza negativa nei confronti delle forze dell'ordine. Ma per raggiungere quest'obiettivo è stato fondamentale avere accanto i genitori. Cerchiamo sempre di fare in modo che anche lontano dagli educatori, i bambini trovino modelli positivi». Del resto, al di là di quello che si può pensare, il desiderio di emancipazione allo Zen è forte. «La nostra struttura - svela Valentina Morici, direttrice della biblioteca Giufà, che allo Zen 2 aiuta gli studenti a trovare facilmente innanzitutto i testi scolastici, ma poi anche altri volumi istruttivi - è nata proprio su iniziativa dei ragazzi». E oggi è un’altra delle realtà che contribuiscono ad abbattere gli steccati e per le quali l’arrivo dei carabinieri con il loro carico di libri rappresenta uno stimolo in più. «I ragazzi che frequentano la biblioteca - spiega - la mattina vanno a scuola e il pomeriggio fanno attività da noi e usufruiscono dei laboratori e ovviamente dei libri. Spesso fanno richieste specifiche, perché studiano a scuola oppure vedono in tv qualcosa e vogliono approfondire». Insomma, alla biblioteca Giufà si lavora per fare crescere l'amore per la lettura. «Gli adolescenti che frequentano la biblioteca - racconta con orgoglio la direttrice - si sono impegnati nell'inventariare i libri, raggruppandoli per genere e poi sistemandoli negli scaffali in ordine alfabetico. Questa è la loro biblioteca, uno spazio condiviso. Noi li accogliamo quando sono piccoli, qui le mamme sono al nostro fianco e vengono svolte anche altre attività, come la danza» Si fa tutto per loro, insomma, per i giovani. «La nostra mission - riprende Serena Fleres - è il benessere dell'infanzia, da raggiungere assieme alla famiglia, in un'ottica sistemica. Con metodologie diverse, lavoriamo affinché i genitori compiano lo stesso percorso dei figli». Nasce così in tanti la voglia di proseguire gli studi dopo le medie. «Quest’anno - racconta Fleres - abbiamo avuto una piccola grande gioia: uno dei ragazzi ha scelto di frequentare il liceo classico». Ciò che altrove è normale, qui spesso non lo è. Anche perché il quartiere è poco collegato, è geograficamente distante - quasi separato - dalla città. C'è chi arriva a scuola un'ora prima dell'inizio delle lezioni, perché lo accompagna il nonno che poi deve andare a lavorare. C'è chi deve sottoporsi a interminabili tragitti in autobus. E ci sono poi le difficoltà economiche, l'acquisto dei libri, che è oneroso ovunque e qui - soprattutto per le famiglie numerose - diventa un  ostacolo insormontabile. Ma i volontari non si fermano di fronte a nulla, li aiutano anche sotto questi aspetti e sono pronti a spostare persino le montagne pur di raggiungere «l'obiettivo - spiega Serena Fleres - di regalare un sogno, di stimolare la creatività in un ambiente nel quale già a dieci anni i bambini non desiderano nulla, non hanno giocattoli né una stanzetta tutta per loro». E magari basta poco perché siano felici se solo qualcuno si preoccupa che i quaderni della cartella o i libri sugli scaffali siano in ordine. Nel video il momento della consegna dei libri a San Filippo Neri e in altre zone della città    

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