Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Palermo, infiltrazioni mafiose nel commercio: 4 arresti e 13 negozi sequestrati

Colpo della guardia di finanza contro l’imprenditoria palermitana vicina alla mafia. In esecuzione di un’ordinanza, firmata dal gip di Palermo e richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, due persone sono finite in carcere, due agli arresti domiciliari e altre tre sono destinatarie della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno. Tutti e sette sono indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare Cosa Nostra. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo ha anche disposto il sequestro preventivo di cinque società operanti nel settore della vendita al dettaglio di capi d’abbigliamento, intimo ed accessori e dei relativi 13 punti vendita con sede a Palermo, Cefalù e Favignana, oltre a un’autovettura nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo - Gico hanno riguardato le attività di due imprenditori palermitani che, gestendo attraverso prestanome un articolato reticolo societario, avrebbero posto in essere un complesso di condotte finalizzate ad agevolare e rafforzare gli interessi economico-criminali del mandamento mafioso di Pagliarelli. Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini consentono di ipotizzare, in particolare, che uno degli indagati, imprenditore di successo, abbia fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il «reggente» del mandamento di Pagliarelli, già condannato per associazione mafiosa. Per l’accusa, avrebbe intanto sollecitato la costituzione, appena uscito dal carcere, di un’impresa edile cui sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita. Avrebbe poi procurando contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale. Avrebbe assunto familiari dello stesso capomafia. Dopo l’arresto, gli avrebbe elargito somme di denaro ed altre forme di supporto economico durante il periodo di detenzione. Tale condotta avrebbe permesso di rafforzare il potere dell’uomo d’onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’assistenza alle famiglie dei detenuti, condizione imprescindibile per la sopravvivenza stessa di Cosa Nostra.  

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