Mafia a Palermo, un triumvirato a capo di Porta Nuova: il business della droga durante il lockdown
I tanti blitz degli ultimi anni a Palermo e gli effetti del lockdown avevano costretto le famiglie mafiose di Porta Nuova a cambiare il proprio assetto e anche i propri affari. Una volta tornato in libertà, a riprendere le redini e a dettare la linea era stato Tommaso Lo Presti, detto il “Lungo”, 57 anni, tra gli arrestati nel blitz di oggi. Ma tra il 2019 e il 2020 era una sorta di triumvirato a gestire il clan. Al vertice infatti c'erano anche Giuseppe Incontrera, assassinato giovedì scorso in via principessa Costanza, e il consuocero Giuseppe Di Giovanni. A Incontrera spettava il ruolo di gestire le casse di Porta Nuova, i proventi delle estorsioni e soprattutto del traffico di droga, unica attività rimasta fiorente durante i mesi del lockdown. Ma la sua ascesa è stata fermata con l'omicidio della scorsa settimana. Il killer si è costituito ieri mattina, tuttavia sull'agguato ci sono ancora tanti misteri da svelare. Giuseppe Di Giovanni, 42 anni, fratello dei capimafia detenuti Gregorio e Tommaso e diventato consuocero di Incontera dopo le nozze dei figli, è anche lui tra gli arrestati di oggi così come Lo Presti. Era stato già in carcere nel blitz denominato “Panta rei” del 2015 e poi assolto. Un omicidio e una retata, arrivata grazie al coraggio di due imprenditori che hanno denunciato i boss e alle indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo coordinati dalla direzione distrettuale antimafia, hanno dunque interrotto la riorganizzazione di uno dei clan storici di Palermo.
Gli affari del clan
Il lockdown, oltre a fermare molte attività commerciali, aveva bloccato di conseguenza anche molte entrate del clan, soprattutto quelle frutto delle estorsioni. I boss di Porta Nuova, dunque, avevano ripiegato sul traffico e sullo spaccio di stupefacenti organizzando una rete di corrieri per le consegne a domicilio, fingendo spesso di consegnare pizze, quando in realtà piazzavano ogni tipo di droga. A gestire l'attività sarebbero stati soprattutto Nicolò Di Michele e Salvatore Incontrera, figlio di Giuseppe, assassinato alla Zisa. I due avrebbero diretto le operazioni, vigilando anche sul rispetto delle regole imposte dal clan. Salvatore Incontrera avrebbe anche realizzato una piantagione "indoor". Ognuna delle piazze dello spaccio avrebbe avuto un referente: Giuseppe Giunta e Andrea Damiano al Capo e a Ballarò, Gioacchino Pispicia in via Cipressi, Leonardo Marino alla Vucciria, Antonino e Giorgio Stassi in via Regina Bianca.