La ragazza uccisa a Caccamo, attimo per attimo la notte dell'orrore
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Pietro Morreale è impassibile, seduto, mani sulle ginocchia. Dietro le sbarre al centro del box numero 17 dell’aula bunker dell’Ucciardone, a Palermo. Jeans chiari, camicia azzurra, giacca blu, scarpe da tennis bianche, assiste senza tradire, almeno in apparenza, nessuna emozione al video dell’orrore. Quello che riprenderebbe l’incendio del corpo della povera Roberta Siragusa, la sua ex fidanzata, nei pressi del campo sportivo di Caccamo. Ma non solo. Sugli schermi al centro dell’aula sfilano le immagini della macchina in uso a Morreale che sfreccia nelle strade deserte del paese la notte tra il 23 e il 24 gennaio dello scorso anno. Quando si era in pieno lockdown a causa della pandemia e non si vedeva nessuno in giro. E minuto per minuto, secondo per secondo, grazie ai video delle telecamere di sicurezza di negozi e case ed ai dati del rilevatore gps dell’assicurazione installato nella macchina dell’imputato, una Fiat Punto, vengono ricostruiti i tragitti percorsi dall’auto. Dallo stadio alla trazzera di Monte San Calogero, dove l’indomani verrà ritrovato il corpo sfigurato dalle fiamme della giovane. Morreale, 21 anni appena, è l’unico imputato del processo che si sta svolgendo davanti alla seconda sezione della corte di assise, presieduta da Vincenzo Terranova. E proprio il presidente interviene spesso per fare domande al tenente Nicola De Maio, l’ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini su questo delitto. Chiede all’ufficiale di essere preciso, di fare «massima attenzione agli orari», di indicare meglio i luoghi e le strade sulla mappa. E il tenente non si tira indietro, una lunghissima deposizione, durata quasi 4 ore, seguita dal controesame della difesa, rappresentata dall’avvocato Gaetano Giunta. Per i legali queste immagini non dimostrano affatto che la figura ripresa sia Morreale, né indicano con chiarezza cosa si vede. «Ecco sono le 2,20 e 34 secondi - afferma il tenente, indicando con il mouse la parte alta dello schermo -. La telecamera inquadra la zona accanto al campo sportivo, si vede una figura che si allontana dal fuoco. L’orario è spostato in avanti, quello reale corrisponde alle 2, 10 e 27». In quel momento secondo la ricostruzione dell’accusa, il corpo di Roberta sta prendendo fuoco. Si vede una fiammata, il rogo divampa per qualche secondo, poi a poco a poco si spegne. Poco più di un minuto dopo, alle 2.11 e 43, la stessa figura che si era allontanata dal fuoco, torna sul punto dell’incendio. «Si vede questa immagine che trascina il corpo, lo prende per i piedi - prosegue il tenente De Maio - e questo corrisponde perfettamente con un altro particolare emerso nel corso delle indagini. Io ero presente all’autopsia e l’esame ha evidenziato dei chiari segni di trascinamento sul torace. Non erano tagli dovuti a ferite, ma graffi e lesioni tipici di un corpo che viene trascinato». Alle 2.13 e 07 la Punto si sposta dalla zona nei pressi del campo di Caccamo, 5 secondi dopo si spengono le luci. E subito dopo, dice sempre il tenente, Morreale inizia a comporre una serie di numeri di telefono. Otto telefonate, questo dicono i tabulati, sono rivolte a due amici, con i quali però non riesce mai a parlare, altre 4 chiamate sono rivolte ad un altro ragazzo, anche queste senza successo. L’unica che va a destinazione è quella partita alle 2,16 e 13, una conversazione di 12 secondi con Marco S., un altro giovane di Caccamo. Alle 2.22 è la madre che chiama il figlio Pietro. Ma la notte è ancora lunga, la telecamera piazzata alla «Bottega dei sapori», nei pressi dello stadio, inquadra chiaramente un ragazzo che scavalca ed entra nel campo sportivo di calcio a 11, si vede una piccola lucina che si aggira sul prato. Sono le 2 e 26 e 30 secondi. Cosa è andato a fare lì dentro. «A recuperare qualcosa che ha perso durante la colluttazione con Roberta», sostengono gli avvocati di parte civile, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio. Alle 2.32 e 23 secondi la macchina va via. Viene inquadrata dalla stessa telecamera e anche il Gps a bordo della vettura registra la messa in moto e poi l’inizio del percorso. Questa è la fase, secondo gli investigatori coordinati dal pm Giacomo Barbara della procura di Termini, in cui Morreale si dirige verso la zona di Monte San Calogero per fare una sorta di sopralluogo. È lì che vorrebbe lasciare il corpo martoriato della ragazza ma prima deve essere certo che non ci sia nessuno. Ci mette poco più di 4 minuti a percorrere il tragitto, le strade sono vuote. Alle 2.36 e 58 secondi una telecamera piazzata nell’ultima casa prima della trazzera inquadra la macchina. Alle 2,44 la Fiat è di ritorno. «Un orario perfettamente compatibile con la distanza percorsa - afferma il tenente De Maio -, poi la macchina invece di rientrare in paese, fa una deviazione». E dove va? «Per me è andata davanti all’abitazione dei Siragusa», afferma l’ufficiale. Dopo casa di Roberta, Morreale è andato a casa sua, si è fermato pochi minuti e in questo frangente avrebbe preso il sacco dove infilare il cadavere della vittima. Alle 3.03 la macchina è di nuovo al campo sportivo, alle 3.05 spegne il motore in corrispondenza del muro di cinta. Lì avrebbe caricato il corpo carbonizzato e alle 3,25 la vettura riparte dallo stadio e torna a Monte San Calogero. È l’ultimo atto di quella notte drammatica. Alle 3, 29 e 17 la vettura transita di nuovo davanti alla telecamera della villa, 10 minuti dopo ritorna e la Punto si ferma davanti abitazione dei Morreale. sono le 3.40 e 38 secondi. «Poco dopo, alle 3.56 - conclude il tenente -, Morreale invia dei messaggi al cellulare di Roberta, fino alle 4,01». Era un modo, dice l’accusa, di depistare le indagini e dimostrare che era in pena per fidanzata. Appena uccisa e bruciata. Nel video l'auto lascia il campo sportivo.