Valerio Vermiglio è arrivato a Palermo - come si vede nel video di Giusi Parisi - con una nave partita ieri da Genova. Ha impiegato quasi dodici giorni per mettersi in salvo in Sicilia scappando dall’inferno di Kiev. Non deve essere facile essere felici per avercela fatta e, al tempo stesso, amareggiati e addolorati al pensiero che una guerra stia radendo al suolo il Paese da cui si proviene e dove ancora continuano a vivere parenti e amici. I tremilacinquecento chilometri che Valerio ha percorso in auto, attraversando mezza Europa, non gli hanno fatto perdere la sua innata ironia.
“Ho mangiato pizze e panini tutto il tempo – dice – credo che per rimettermi in sesto dovrò mangiare una bella zuppa di broccoli. Ovvero quello che mangiavo normalmente a Kiev”. Arrivato col fedele Giuseppe al guinzaglio, il suo adorato carlino nero, Valerio è sposato con Irina, office manager in una ditta tedesca che produce stampanti 3D. “Lei è stata l’ultima ad andarsene, a chiudere l’ufficio visto che era lei a gestirlo – continua Valerio – i colleghi erano già in smart working”. Con loro la figlia Anna, la nipote Sofia e i due figli che Irina ha avuto da un precedente matrimonio ma che sono cresciuti con Valerio. A Isola delle Femmine, dov’è nato, lo aspetto con trepidazione: partito dall’Ucraina, sotto le bombe, ha attraversato Romania, Ungheria e Slovenia prima di arrivare in Italia, fermandosi a Portogruaro quindi ad Albenga, la sera prima dell’imbarco. “Se è vero che chi è ricco di amici è povero di guai – dice sorridendo – allora, io sono ricchissimo. Perché, davvero, questo lungo viaggio durato quasi dodici giorni non sarebbe stato possibile senza avere dei punti precisi di riferimento”.
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