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Le Iene e Giusto Catania, a giudizio l'inviato dopo il servizio sul cancello abusivo

Palermo, l'accusa nei confronti di Antonino Monteleone è diffamazione a mezzo stampa. L'assessore: "Raccontati fatti non veri"

La procura di Palermo ha rinviato a giudizio l'inviato delle Iene, Antonino Monteleone, con l'accusa di diffamazione a mezzo stampa, nei confronti dell'assessore all'ambiente e alla mobilità Giusto Catania. Il caso è quello del cancello abusivo di cortile degli Schiavi, a Palermo, dove Catania risiede insieme alla sua famiglia.

"Questa notizia fa male all'informazione e alla giustizia - ha commentato l'assessore -. Quando l'informazione non racconta la verità o costruisce macchinazioni quella è mistificazione. Nei miei confronti è stata fatta una vera e propria campagna. Mi rammarica anche il fatto che chi doveva esercitare il ruolo di polizia giudiziaria ha fatto passare informazioni che erano vincolate da segreto istruttorio. E questo fa male alla giustizia".

Giusto Catania ha commentato il rinvio a giudizio nel corso di una conferenza stampa, accompagnato dall'avvocato Marco Andrea Manno. "Si è fatto credere quello che non era vero - ha aggiunto -, che io avessi fatto costruire un cancello abusivo, che lo avessi difeso sfruttando la mia posizione di potere, che l'amministrazione comunale mi avesse tutelato. Ringrazio il comandante della polizia municipale che ha contribuito a fare chiarezza su questa vicenda individuando chi all'interno della stessa polizia municipale non ha lavorato per il bene comune".

I fatti

A maggio del 2019 l'assessore, insieme ad altri 13 condomini di via del Celso erano stati denunciati in Procura per il reato di invasione di terreni o edifici. La vicenda giudiziaria si era però sgonfiata con l'archiviazione disposta dal gip Clelia Marchese che aveva rilevato "l'impossibilità di individuare colui che ha realizzato il cancello che ostruiva l'accesso". L'assessore e altri 13 condomini, nel febbraio 2020, avevano dato esecuzione all'ordinanza che aveva imposto loro di rimuovere l'opera abusiva e ripristinare l'area.

L'autore del servizio, andato in onda su Italia 1 il 19 novembre 2019, secondo il pm "offendeva Catania in chiave preconcetta, colpevolista e allusiva, allusiva a supposti trattamenti di favore riservati all'assessore comunale". "Quindi - ha detto Catania - c'era una volontà precisa di diffamarmi, costruendo un servizio che voleva offendere la mia reputazione. E' stata una vera e propria macchinazione contro di me, realizzata probabilmente anche grazie a un ispettore della polizia municipale, che aveva funzioni di polizia giudiziaria, nel computer del quale è stato trovato lo stesso documento allora segreto che aveva in mano l'inviato de Le Iene quando mi ha sentito in una delle sue numerose interviste. Quanto accaduto mi dispiace perché è un oltraggio alla libertà d'informazione che è baluardo della democrazia".

La prima udienza è stata fissata il 23 giugno 2022 e Catania ha deciso di costituirsi parte civile. "Penso - ha detto - che parte lesa sia anche l'amministrazione comunale".

La replica di Monteleone

"I fatti sono ostinati e in questa storia il fatto principale è questo: c'era un'illegalità che si consumava nel cuore della Città di Palermo e che grazie al nostro intervento è stata spazzata via - ha replicato in una nota Antonino Monteleone -. Di questo ci rallegriamo da più di due anni, ringraziando il sindaco Leoluca Orlando che è intervenuto nei giorni immediatamente successivi alla nostra denuncia".

E ha aggiunto: "Certamente a noi sembrava corretto informare l'opinione pubblica della curiosa circostanza che un vero e proprio abuso fosse opera del condominio dove vive l'assessore con delega alla mobilità. Quanto al rinvio a giudizio, del quale apprendo dai giornali e non dal Tribunale di Palermo, mi dispiace smorzare l'entusiasmo di Giusto Catania ma mi pare lontano da un'affermazione della verità nell'aula di Giustizia".

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