Escono dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Palermo poche ore dopo l'ordinanza di arresto per l'inchiesta sulla Onlus Suor Rosina La Grua di Castelbuono. Alcuni sono accusati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, amministratori e soci invece di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.
Dieci indagati oggi sono stati portati in carcere, per altri sette sono scattati, invece, gli arresti domiciliari e fra loro figura anche Vincenzo Prestigiacomo, 65 anni, di Bagheria, collaboratore amministrativo presso l'unità operativa complessa assistenza riabilitativa territoriale dell'Asp di Palermo per il quale l'accusa, invece, è di corruzione. Complessivamente sono 35 gli indagati (in questo articolo i nomi di tutti i coinvolti).
In cella sono finiti un inserviente e 8 operatori socio sanitari accusati di aver torturato, picchiato e maltrattato i 23 pazienti ospiti della struttura, e il presidente e legale rappresentante dell'associazione, il catanese Gaetano Di Marco, di 71 anni. Domiciliari invece per Carla Maria Di Marco, 43 anni di Mascalucia, tra i soci dell'associazione e il direttore sanitario Arcangelo Donato Giammusso, nisseno di 64 anni. Con loro si trovano agli arresti a casa anche il funzionario dell'Asp, due infermieri e due operatori socio sanitari. Le altre misure vanno dall'obbligo di dimora all'interdizione dall'esercizio delle attività professionali per un anno.
La guardia di finanza parla di nefandezze disumane che avvenivano nella struttura di Castelbuono, di crudeltà aberranti, come sottolinea nel video il colonnello Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo. Angelini parla di "comportamenti già di per sé estremamente gravi, ma ancora più intollerabili poiché commessi a danno di soggetti psicologicamente e fisicamente fragili e indifesi, che invece di essere accuditi e protetti, come richiederebbe la loro condizione, erano sistematicamente vessati, mortificati e umiliati da gesti lesivi della propria dignità e costretti a vivere nel degrado. Sono stati violati con freddezza e indifferenza i diritti fondamentali dei più deboli, sottoposti a un regime di vita che appare contrario agli stessi principi di umanità".
L'aspetto più inquietante della vicenda, secondo il colonnello Angelini "è che tutte le figure professionali che operavano presso la struttura residenziale erano coinvolte o comunque consapevoli delle condotte delittuose in danno dei pazienti, uno scenario di illegalità diffusa che, unitamente alla totale mancanza di empatia e slancio emotivo verso soggetti bisognosi, lascia esterrefatti e attoniti, così come la ricerca spasmodica della massimizzazione dei profitti senza alcuna preoccupazione per la qualità di vita garantita ai degenti".
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