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Palermo, mafiosi e imprenditori nel giro delle scommesse online con Malta

Il capo della Mobile Ruperti: così la mafia cerca nuove fonti di guadagno. Svelati affari da 14 milioni al mese

L'interesse di Cosa nostra per il grande business del gioco on line che da Palermo avrebbe fatto sponda a Malta. Antonino Fanara, boss di Passo di Rigano, e Guglielmo Ficarra, della Noce, sono fra i dodici indagati dalla polizia nell'ambito del blitz Game Over II che ha coinvolto dalle prime ore dell’alba, 150 agenti nelle province di Palermo, Ragusa, Messina, Agrigento e Trapani per dare esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari e reali emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Palermo, su richiesta della “Sezione Palermo” della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura palermitana. La custodia cautelare in carcere è scattata per Rosario Calascibetta, nato a Palermo, 47 anni, Giacomo Dolce, residente a Castelvetrano, 45 anni, Salvatore Cinà, 50 anni, residente a Palermo, Antonino Fanara, residente a Torretta, 36 anni, Guglielmo Ficarra, nato a Palermo, 62 anni. Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Sergio Moltisanti, 50 anni, nato a Ragusa, Angelo Repoli, 45 anni. Per altri cinque palermitani è scattato il divieto di dimora. Le indagini della Squadra Mobile guidata da Rodolfo Ruperti sono state coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Giovanni Antoci e Vincenzo Amico.

Le accuse a vario titolo vanno dall'associazione per delinquere semplice,  alle illecite scommesse on line ed all'intestazione fittizia di beni. Per cinque indagati l'aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione di Cosa nostra. L’attività investigativa ha confermato, allo stato in base a gravi indizi di colpevolezza, il dato già emerso in altre attività di indagine di analogo tenore, ossia l’esistenza di una forte compenetrazione tra Cosa nostra e la gestione e distribuzione sul territorio di una rilevante parte delle sale gioco e scommesse attraverso le quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, di non facile quantificazione, che va a rimpinguare significativamente le “casse” dell’associazione mafiosa fino a diventarne una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni. L’organizzazione piramidale avrebbe avuto al vertice il gestore del sito di scommesse, che è coadiuvato da un numero variabile di responsabili di macro aree territoriali, cosiddetti “Masters”, incaricati della diffusione del sito stesso sul territorio, dei rapporti con i referenti tecnici e della movimentazione del denaro. In posizione subordinata rispetto ai Masters si pongono gli Agenti incaricati della supervisione di un determinato numero di Agenzie ed  infine, i Preposti ai singoli negozi di gioco: l’associazione si avvantaggerebbe, infatti, di una ramificata rete di agenzie che dissimulerebbero la loro reale operatività sotto la copertura di Punti Vendita di Ricariche, Corner (Bar, Tabacchi, edicole, internet point), sebbene legate in realtà a piattaforme internet riconducibili a bookmaker stranieri.  Il presumibile metodo adottato può essere schematizzato come segue: il pagamento delle scommesse non avverrebbe attraverso una transazione on line diretta tra giocatori e bookmaker estero, ma “in contanti” con pagamento di denaro nelle mani del gestore delle agenzie dislocate sul territorio.

Gli strategici server di Malta

Il contratto di gioco si perfezionerebbe sul territorio italiano e verrebbe gestito dal punto commerciale “affiliato” all’associazione criminale, il quale, poi trasferirebbe le somme, al netto delle provvigioni (compensando le perdite con le vincite), alla direzione amministrativa della piattaforma estera (i cosiddetti rientri). I punti commerciali, di fatto, rappresenterebbero l’interfaccia della “casa madre”, guadagnando una provvigione, riconosciuta dal Bookmaker, commisurata alle giocate raccolte. Nello specifico, il meccanismo utilizzato dal gruppo associativo si baserebbe essenzialmente sull’uso esclusivo di siti web (skin), appartenenti a Bookmakers con server aventi sede a Malta, fornitori di servizi di giochi e scommesse contenenti una vasta tipologia di giocate (calcio, formula 1, ciclismo, tennis, ippica, poker, casinò nonché anche i cosiddetti giochi virtuali). Una parte del denaro illecitamente guadagnato verrebbe investita da alcuni presunti sodali dell’organizzazione in un’azienda agricola agrigentina, sottoposta a sequestro preventivo. Analogamente sono state sottoposte a sequestro preventivo le apparecchiature informatiche e i beni mobili aziendali di 2 agenzie sparse sul territorio palermitano.

Ruperti: così la mafia cerca nuove fonti di guadagno

«Emerge lo spaccato di natura imprenditoriale da parte della criminalità organizzata con la ricerca di nuove frontiere di guadagno e nuovi adepti da parte di cosa nostra. Il gioco on line è anche un modo per controllare il territorio facendo business», ha a detto il capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti. «Ci sono delle persone dalle capacità imprenditoriali nei contatti e la capacità di procurarsi le password per accedere a servizi on line vietati nel nostro territorio - ha aggiunto Ruperti - Serve anche la diffusione capillare dei marchi nelle varie agenzie e il controllo per fare tornare questi soldi ai proprietari delle skin-password, cioè coloro che hanno le attività anche a Malta, dove la legislazione in materia è differente dalla nostra».

Il questore Laricchia: un giro da 14 milioni euro al mese

«La gestione delle scommesse on line è molto proficua dal punto di vista criminale perché sono scommesse illecite attraverso utilizzo di piattaforme estere, in questa indagine si tratta di Malta. Cosa nostra, con due famiglie importanti quella della Noce e quella di Passo di Rigano, si è inserita in questo business, organizzato da altri che portava profitto alle famiglie mafiose e utilizzando la forza di intimidazione data da cosa nostra», ha spiegato  il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia. “Riteniamo ci sia stato un giro di affari da 14 milioni al mese tra tutte le agenzie - ha aggiunto - di cui il 15% rimaneva agli organizzatori e un 45% che resta alle agenzie per pagare le scommesse. Naturalmente venivano anche pagati gli agenti che andavano a fare queste operazioni che avvenivano con pagamento in contanti. I proventi consentivano da un lato il riciclaggio di altre entrate illecite, dall’altro gli organizzatori comprato altri beni: abbiamo anche sequestrato un’azienda agricola».

AGGIORNAMENTO

In una lettera inviata il 22 ottobre 2022 al Giornale di Sicilia l'avvocato Antonia Lorella Casano di Castelvetrano scrive che a tre suoi assistiti - Giacomo Dolce, nato a Gallarate (VA), Rosario Calascibetta, nato a Palermo, e Salvatore Cinà, nato a Poughkeepsie (USA) - con l'avviso di conclusione delle indagini preliminari la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ha contestato, tra gli altri capi, solo il 416, c. 1 e 2, c.p., ovvero il reato di associazione a delinquere collegata al gioco delle scommesse, senza alcun collegamento con Cosa Nostra, ed ha archiviato il capo di imputazione di cui all'art. 416 bis, ovvero associazione di tipo mafioso.

 

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