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Fridays For Future, giovani in piazza a Palermo contro la crisi climatica: "Devastante per la Sicilia"

“La crisi climatica è già in atto. È letale. È adesso che dobbiamo scendere in piazza, perché tra vent’anni questa occasione non ci sarà più”. Così tornano a manifestare, dopo un anno e mezzo di stop a causa della pandemia, centinaia di giovanissimi siciliani per l’appuntamento mondiale per il clima “Fridays For Future”, indetto per la prima volta dall’attivista Greta Thumberg.

Sono per lo più studenti, altri fanno parte di collettivi e realtà territoriali che operano a Palermo. Ma tutti alzano la voce: “Non ci sentiamo ascoltati dagli adulti. I genitori ci dicono di non scendere in piazza, perché non ne vale la pena, gli automobilisti ci investono quando invadiamo le strade, i politici fanno i loro interessi. Tra non molto convivremo con la desertificazione, non ci sarà né acqua né cibo. Qual è il futuro che ci stanno lasciando?”. A dirlo è Adele Furnari, consapevole, come altri ragazzi, che il vero obiettivo della manifestazione non è combattere la sola crisi climatica, ma il sistema in sé.

“Sradica il Sistema”, è appunto lo slogan della protesta. “La crisi climatica è interconnessa a tutte le crisi - spiega Adele - come lo sfruttamento dei lavoratori, le forti diseguaglianze che si registrano in varie parti del mondo”: tutto è causato da un modello di sviluppo, non più sostenibile, che è interiorizzato dalla popolazione. Gli effetti di quest’ultimo sono visibili, secondo i manifestanti, anche sul territorio siciliano. Marco Marino, studente del Liceo Garibaldi, parla per Milazzo. Racconta delle coste ormai erose e di come l’intero panorama sia uno “schifo”. Maria Pia Astuto, di Antudo, nomina le discariche, le raffinerie, la trivellazione delle coste e il parco eolico nelle Egadi. “Non siamo più disposti ad accettare che la Sicilia venga utilizzata solo in maniera estrattiva - aggiunge Maria Pia - la transizione ecologica deve comportare un cambio di modello di sviluppo. Basta impianti iper impattanti”. Non tutti ben sperano, però, nel risveglio della coscienza delle istituzioni.

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