Palermo

Domenica 24 Novembre 2024

Mafia, la famiglia Vitale "governa" ancora a Partinico: l'ascesa di Nicola Lombardo

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La famiglia Vitale resta alla guida della mafia a Partinico. Nome storico di Cosa nostra, i Vitale sono al centro dell'indagine della Dda che oggi ha portato a 85 misure cautelari: 63 persone sono state portate in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposte a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini sui clan, infatti, hanno preso il via dal tentativo della famiglia mafiosa di imporre a un imprenditore di affittare dei locali ad operatori economici alcamesi con i quali era in affari. Tra i personaggi di spicco c'è Nicola Lombardo, genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Aveva il compito di risolvere le controversie tra privati sfruttando il "prestigio criminale" che gli derivava dall'inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico. Le microspie hanno registrato un episodio che da solo definisce il suo ruolo: era l'agosto del 2017 quando un cittadino si rivolge a lui tramite un altro mafioso per chiedergli di prendere provvedimenti contro un vigilante di una discoteca di Balestrate che aveva malmenato il figlio, la notte di Ferragosto, procurandogli 30 giorni di prognosi. In un'altra circostanza, è stato documentato l'intervento di Lombardo in una lite tra due imprenditori locali nata dalla violazione degli accordi per la concessione d'uso di alcune macchinette del caffè. L'influenza mafiosa sul territorio si è manifestata inoltre in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato a un uomo d'onore e per l'ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore. Lombardo è stato anche chiamato in causa per l'individuazione dei responsabili di un furto commesso in un negozio gestito da cinesi. Ma Lombardo non esercitava il suo potere da solo: il suo braccio destro era Nunzio Cassarà che ha mantenuto i rapporti con un altro esponente di vertice del clan, Francesco Nania, poi arrestato nel febbraio 2018. Altro personaggio coinvolto nel blitz, condotto dalla Dia e dai carabinieri, è Michele Vitale, figlio del capomafia Vito, detto Fardazza, e nipote di Leonardo Vitale. Il suo clan era capace di coltivare e produrre nella zona di Partinico ingentissime quantità di marijuana e di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per la cocaina, dalla 'ndrina dei Pesce di Rosarno in Calabria e da un noto narcotrafficante romano che è stato poi catturato in Spagna dove era latitante. Nelle conversazioni con il narcos romano i mafiosi usavano un linguaggio cifrato legato ad acquisti di vini per non farsi scoprire. La Dia ha effettuato anche diversi sequestri di grossi quantitativi di droga. In particolare, il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, è stato scoperto un sito di stoccaggio in cui era in essicazione una gran quantità di marijuana, e subito dopo, in contrada Milioti, una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica.

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