Tante promesse ma nessun fatto per gli eroi in lotta in prima linea contro il Covid: sono i lavoratori del 118, che oggi quindi, in circa 250, si sono radunati a piazza Indipendenza per manifestare la propria rabbia. Presenti le sigle sindacali Confintesa, Cobas, Fials, Uil, Uil Csa, che tendono a unirsi per il bene comune. Si riprendono dunque le fila del discorso, che gli operatori del 118 credevano essersi concluso lo scorso 4 dicembre, quando alcuni rappresentanti della categoria avevano pattuito con l’Assessorato alla Salute che il pagamento del Bonus Covid sarebbe stato emesso entro il primo trimestre del 2021.
Si tratta di un’indennità di rischio, di 1000 Euro al mese, prevista dalla legge di stabilità regionale n. 9. Mai erogata. Il momento è però propizio per sollecitare le istituzioni. “Siamo in una fase di rinnovo del contratto di servizio - dice infatti Carlo Alagna, autista del 118 e presidente provinciale di Mud - in cui possono inserirsi tutte quelle spese previste e pagamenti promessi mai arrivati”. Un simbolo, anche, per “restituire il rispetto e la dignità che meritiamo”, come dice Sebastiano Motta, autista soccorritore Seus e vice coordinatore regionale Fials Confsal, che ricorda i rischi che corrono ogni giorno gli operatori del 118: “viviamo il pericolo di contrarre il virus in prima persona e le nostre famiglie sono sempre a rischio”.
Ma le problematiche della categoria non finiscono qui. “C’è una grave carenza di personale, sopratutto nell’area orientale della Sicilia - riferisce poi Carmelo Salamone, responsabile regionale Fials comparto 118 - a cui l’Assessorato alla Salute risponde in maniera assurda: effettuando, cioè, convenzioni con le associazioni di volontariato per la gestione del 118 come eccedenza, piuttosto che facendo nuove assunzioni”. C’è anche il rischio biologico, che rivela una certa disparità di trattamento.
“I medici nelle ambulanze hanno riconosciuta un’indennità omnicomprensiva che include il rischio biologico. - continua Salamone - Noi, che siamo comunque nelle ambulanze e lavoriamo accanto a loro, un centesimo non lo percepiamo”. Per non parlare delle difficoltà acuite dalla pandemia. Non sono un ricordo lontano le lunghe file delle ambulanze davanti al pronto soccorso di tanti ospedali siciliani: i lavoratori del 118 in questi casi non possono smontare, avendo il paziente nell’ambulanza e non essendoci colleghi disponibili per il cambio di turno. “Stavamo anche 6 ore con la tuta senza potere cambiarci o andare in bagno - racconta Salamone - restiamo ancora oggi bloccati nei ps intasati”.
Il rischio più grande però rimane quello di contrarre il virus, e capita continuamente. “Bisogna rafforzare il sistema di sicurezza sui mezzi - dichiara Mario Manzo coordinatore regionale Confintesa - ci sono problemi sulle sanificazioni, alcuni sistemi non sono attivi e viaggiamo su veicoli vetusti”. La storia di Nicolò Telori, autista soccorritore del 118, ne è conferma. “Era il 2020, ad Aprile, quando per un intervento servizio Covid ho contratto il virus. A distanza di un anno ho ancora dei residui di polmonite e faccio la riabilitazione cardiopolmonare”. Nel frattempo Telori è in infortunio sul lavoro, sottopagato.
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