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Palermo, il mercatino dell'usato Emmaus lascia la fiera: la burocrazia ferma la solidarietà

Il mercatino solidale dell’usato Emmaus, che da quattro anni fa economia circolare e finanzia solidarietà a Palermo, cambia sede. Diventa ufficiale con l’ultima grande svendita, che si è tenuta davanti al padiglione 3 della Fiera del Mediterraneo, a cui hanno partecipato numerosi clienti e affezionati di Emmaus.

“Con le poche risorse che avevamo, e il poco tempo a disposizione, abbiamo tirato fuori solo una piccola parte del mercato - conservato ancora nel padiglione si trova più di un milione di oggetti -, ma è stata comunque una bella giornata in cui gran parte della nostra nostra clientela è venuta a trovarci e a sostenerci”, racconta Nicola Teresi, presidente di Emmaus Palermo.

Nel pomeriggio si è poi svolta un’assemblea pubblica, alla quale era invitato anche il sindaco Leoluca Orlando, per discutere delle problematiche relative all’attività di Emmaus e dell’utilizzo e della riqualificazione degli spazi pubblici.

“La domanda che tutti ci stanno facendo oggi”, continua Nicola, “è che cosa ci faranno nel padiglione 3, visto che noi ce ne andiamo? La risposta è: niente, non è previsto nulla, per cui davvero è uno spreco”.

Emmaus infatti deve spostarsi per le precarie condizioni strutturali in cui verte l’edificio presso cui era ospitata. Un recente sopralluogo dei vigili del fuoco ha messo in luce la necessità di operare delle urgenti ristrutturazioni, che Emmaus avrebbe volentieri preso in carico se il Comune avesse rilasciato dei permessi che invece non sono mai arrivati.

La nuova sede, se la trattativa andrà in porto, si troverà in via Caravaggio, ma non ampia come il padiglione 3 e senza gli spazi all’aperto, nei quali l’associazione era solita organizzare degli eventi per la comunità.

“La valenza che noi diamo a questo progetto è proprio quella sociale, di reinserimento delle persone”, dice Riccardo Sanfilippo, responsabile della comunità e del mercato Emmaus a Palermo, “accogliamo le persone in difficoltà che ci chiedono aiuto: chi ha perso il lavoro, o la casa, chi può aver avuto delle sfortune” e che grazie al lavoro presso il mercatino solidale può avere una nuova possibilità.

Bruno, che è parte della comunità, per esempio, racconta: “Ho lasciato in Croazia genitori che non c’erano, ho viaggiato per l’Europa, sono stato anche per strada a volte. Non sapevo cosa volevo. Ho trovato Emmaus tre anni fa e ancora sono qua, questo vuol dire tanto. Di Emmaus mi piace il fatto che si dia attenzione a chi ne ha più bisogno, che si dia una mano. Mi piace essere parte di una comunità aperta in cui tutti sono sempre benvenuti”.

Ecco dunque la vera perdita di Emmaus che, essendo un’associazione che si autofinanzia con il lavoro, ridimensionando gli spazi, come accadrà con il cambio di sede, non sarà più in grado di dare lavoro, e aiutare, lo stesso numero di persone; una perdita che ad ogni modo risulta essere obbligata, poiché le numerose richieste di aiuto di Emmaus sono sempre rimaste inascoltate.

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