L'operazione "Teneo" ha dato un duro colpo al mandamento mafioso di San Lorenzo che si stava riorganizzando. La figura centrale è quella del boss Giulio Caporrino, tornato in carcere oggi per le terza volta in tre anni.
La libertà d'azione del capomafia, in pratica, sarebbe durata solo 7 mesi perchè nel settembre 2017, dopo il primo arresto, era stato destinatario di un nuovo provvedimento restrittivo; da quel momento in poi, le redini del mandamento mafioso sarebbero state prese da Nunzio Serio, anche lui poi arrestato nel maggio 2018.
Proprio in quel mese si sarebbe riunita per la prima volta dopo l'arresto di Salvatore Riina, la ricostituita commissione provinciale di cosa nostra palermitana, con la partecipazione di Calogero Lo Piccolo, nuovo rappresentante del mandamento di Tommaso Natale.
Ma anche lui fu poi arrestato nel gennaio 2019 nell'operazione "Cupola 2.0", nel corso della quale finirono in carcere ben 6 capi mandamento, compreso Settimo Mineo che avrebbe dovuto assumere la carica di responsabile provinciale.
Nel corso delle indagini le telecamere e le microspie dei carabinieri immortalarono diversi incontri tra Caporrimo e Serio avvenuti, in alcune occasioni, anche al largo delle coste palermitane, sui rispettivi gommoni. Uno spaccato anche pittoresco dei "costumi" mafiosi visto che le microspie registrarono che il primo si lamentava per la presenza delle moto d'acqua che scorrazzavano nei pressi di Sferracavallo.
Il capomafia raccontava di essere intervenuto personalmente nei confronti di alcuni di loro, originari dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali, riconoscendolo, avevano tenuto un comportamento ossequioso tanto da essersi subito spostati sulla zona di Mondello perché a Sferracavallo "c'era lo zio in porto".
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