Mafia a Palermo, Scotto re dell'Arenella: lui e la fidanzata in processione sul peschereccio con la vara
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Un leader carismatico, rispettato così tanto da far salire assieme alla fidanzata a bordo del peschereccio con la vara del santo. Gaetano Scotto, tornato a capo della famiglia mafiosa dell'Arenella a Palermo dopo un periodo di detenzione a Rebibbia, era stato accolto quasi con devozione. Questo video diffuso dalla Dia, che oggi ha condotto il blitz che lo ha portato agli arrestati insieme ai suoi fratelli Pietro e Francesco Paolo e ad altre 5 persone, documenta il tour del peschereccio in occasione della festa di Sant’Antonio da Padova, patrono della borgata marinara dell’Arenella. Era il 13 giugno 2016 e a bordo dell'imbarcazione con la vara, in barba alle regole, fu concesso di salire al boss e alla donna che era allora la sua fidanzata, Giuseppina Marceca. In una conversazione telefonica nei giorni precedenti alla festa, le aveva raccontato che per fare passare il Santo “aspettavano lui”. Segno del suo carisma e del suo ruolo di capo della famiglia “gestita in maniera oculata ed equilibrata”. All’indomani della sua scarcerazione, il 21 gennaio 2016, aveva recuperato il suo ruolo di vertice del clan, che in sua assenza era stato assunto dai fratelli Pietro e Francesco Paolo. Le indagini rivelano come Scotto era il referente per la risoluzione di ogni tipo di problema nel quartiere, aveva il pieno controllo delle attività economiche che vi vengono esercitate, organizzava e coordina le attività estorsive, manteneva rapporti con esponenti di altre famiglie mafiose, sosteneva i parenti degli affiliati detenuti. IL CAPO ITINERANTE. Gaetano Scotto aveva l’abitudine di dare risposte o impartire ordini in maniera “itinerante”, ovvero evitando ogni luogo al chiuso e camminando lungo le strade del quartiere, approfittando di incontri fugaci ed occasionali per impartire le proprie direttive senza mai nominare l’interlocutore e proferendo le parole strettamente necessarie per acconsentire o per negare. Scotto evitava incontri, riunioni e altre relazioni che potevano esporlo a intercettazioni. Avrebbe persino declinato l'invito a ricoprire alte cariche di vertice più prestigiose all’interno della mafia. "…Mi hanno chiesto di fare il capo mandamento … ma sono pazzi! Io devo ringraziare il Signore di essere uscito ... non se ne parla proprio…!”. In un'altra conversazione con Giuseppina Marceca diceva: "…Tutti sono contenti perché io vengo nel giusto…”, lasciando intendere che tutti coloro che pagano il pizzo, lo fanno come una sorta di atto dovuto nei suoi confronti, non a caso non risultano intimidazioni.