Ascolto e contrasto alla violenza, in questura a Palermo c'è la stanza di Aurora
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Eva e Aurora possono salvare le donne vittime di violenza. Non sono persone reali ma i nomi che la Polizia di stato ha scelto per due campagne che mirano a contrastare il fenomeno della violenza di genere. Il progetto del «protocollo Eva» è nazionale ed è partito due anni fa dalla Direzione centrale anticrimine come strategia di contrasto contro stalking e maltrattamenti. «La stanza di Aurora», invece, è stata inaugurata ieri a Palermo, su iniziativa della Divisione anticrimine. È al primo piano della Questura, in piazza Vittoria, e prende il nome dall'ultima fase del crepuscolo mattutino che precede l'apparizione del sole. Ma Aurora è pure il nome della dea che dischiudeva le porte al giorno e che, col suo carro, precedeva quello del fratello Elio. In questura, ad aprire le porte della stanza, sarà personale altamente qualificato della Polizia che ascolterà le persone vulnerabili di tutti i ceti ed età. Donne, anziani e minori che, lontani da orecchie e occhi indiscreti, potranno chiedere consigli o aiuto: in quello spazio riservato, accogliente come una casa e pieno di quadri (realizzati con la collaborazione di artisti locali e degli studenti delle scuole Cassarà e Damiani Almeyda-Crispi), ci può essere l'inizio d'una nuova vita. «La stanza è un segnale di sensibilità ovvero un avvicinamento tra Polizia e persone vulnerabili, vittime di ogni tipo di violenza, dal bullismo al razzismo a quella di genere», dice Giovanni Pampillonia, dirigente della Divisione anticrimine, «il nostro compito è quello di ‘intercettare' il bisogno della collettività e non semplicemente attendere la denuncia. Come il caso della signora dallo sguardo impaurito notata da una nostra poliziotta alla fermata d'un autobus: il marito la ‘esaminava' giornalmente perché, nella sua gelosia, credeva avesse rapporti con altri uomini. Arrivata in Questura, grazie all'empatia della poliziotta e un cappuccino, la signora ha iniziato a parlare per poi essere indirizzata all'Ufficio di polizia giudiziaria. Nel 2019, solo in città, abbiamo avuto 400 casi di liti in famiglia e 34 ammonimenti del questore ma solo 2 tradotti in denuncia». Alle pareti della «stanza di Aurora», oltre ai quadri, anche piume a suggerire d'affrontare la vita con leggerezza «ma anche come simbolo di volo verso una nuova vita», dice Pampillonia, «la stanza, in realtà, funziona già da dicembre ma abbiamo voluto inaugurarla formalmente nella giornata in cui si festeggia San Valentino». L'intento è chiaro: se l'amore è «tossico» e puntellato di botte, risse, gelosie e violenze non è amore ed è illusorio pensare che prima o poi tutto cambierà. Sempre ieri, lungo il corso Vittorio Emanuele, si è svolta una tappa della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne «Progetto Camper-Questo non è amore», un'idea partita nel 2016 che, in poco più di tre anni, ha consentito di contattare decine di migliaia di persone, diffondendo informazioni sugli strumenti di tutela e di intervenire su situazioni di stalking e violenza. In questo video, le interviste a Giovanni Pampillonia, divisione Anticrimine e a Renato Cortese, questore.