Palermo commemora Mario Francese 41 anni dopo: "Le vittime di mafia sono un esempio"
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Quarantuno anni fa moriva Mario Francese. Il cronista del Giornale di Sicilia fu ucciso dalla mafia nel 1979, pagando con la vita, ad appena 54 anni, il coraggio di denunciare, per primo, la pericolosità dei corleonesi di Totò Riina. Oggi la cerimonia in sua memoria, in viale Campania. Il Gruppo siciliano dell’Unione dei cronisti si è ritrovato davanti alla lapide posta proprio dall'Unci nel 2006. Presenti anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, i figli del cronista ucciso, Massimo e Giulio, il vice-prefetto vicario Daniela Lupo, il vice-questore vicario Andrea Lo Iacono, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, generale Arturo Guarino, il tenente colonnello della Guardia di finanza Luca Battella e il comandante della polizia municipale Vincenzo Messina. "Le vittime di mafia rappresentano degli esempi e un mondo di valori che noi abbiamo il dovere di tenere vivi dentro di noi", ha dichiarato Giulio Francese, figlio di Mario e presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia. "Anche per i giornalisti, in un momento difficile per la categoria, rifarsi a questa lezione morale e di coraggio, può essere d'aiuto. Dobbiamo trovare coraggio - continua -, rigore e credibilità e va fatto in nome di questi esempi che si sono sacrificati". "Francese - ha detto il presidente dell’Unci Sicilia, Leone Zingales - è stato il primo cronista a raccontare la 'scalata' del clan dei 'corleonesi' di Riina al vertice di Cosa nostra in Sicilia in un periodo, la seconda metà degli anni '70, in cui gli inquirenti faticavano a ricostruire la mappa delle 'famiglie' mafiose. Mario Francese è caduto per una Sicilia migliore, per una società senza mafia". Video di Marcella Chirchio