"Siamo davanti all'albero di ulivo che simboleggia l'eternità del messaggio che hanno voluto lasciare Paolo Borsellino, la sua scorta e anche Giovanni Falcone e gli uomini che lo accompagnavano e tutti coloro che sono caduti nella trincea della lotta alla mafia". Lo ha detto questa mattina ai giornalisti il presidente della Regione Nello Musumeci a margine della deposizione di un cuscino di fiori ai piedi dell'albero della pace di via D'Amelio, nel 27esimo anniversario della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta della Polizia di Stato Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Presenti, tra gli altri, il vice presidente della Regione Gaetano Armao, gli assessori Ruggero Razza e Toto Cordaro. "È un iniziativa sobria, breve, semplice come è giusto che sia, il messaggio che deve passare soprattutto a questi giovani meravigliosi che ho incontrato qua - ha aggiunto - ai quali dobbiamo spiegare che ognuno di noi è impegnato e deve sentirsi impegnato sul fronte della Antimafia che non deve essere sgridata non deve essere un passaporto per affrontare con comunità le criticità della vita l'antimafia va praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere e il dovere si fa sempre in silenzio", ha concluso Musumeci.
"Ascoltare la voce di Paolo Borsellino mi ha suscitato una emozione particolare, è la stessa voce di quando Paolo Borsellino venne a Catania nel '90 per una manifestazione culturale organizzata dai parlamentari del MSI". Lo ha detto il presidente Nello Musumeci ai cronisti che a margine della commemorazione della strage di via D'Amelio gli hanno chiesto cosa ha provato ascoltando le registrazioni della voce del procuratore aggiunto ucciso nel '92. "Si evidenzia con estrema chiarezza, con drammatica attualità e con triste presentimento quello che poi sarebbe accaduto - ha aggiunto - cioè l'isolamento e credo che non riguardi solo la vicenda umana e professionale di Paolo Borsellino perché quando si è lasciati soli nella battaglia più difficile allora è segno evidente che il destino è già segnato".
"Borsellino è stato tradito da chi doveva stargli vicino e lo Stato non è apparso sufficientemente presente, forse non tutti gli apparati dello Stato volevano che emergesse la verità nelle indagini. A distanza di tanti anni - ha sottolineato Musumeci - a nome dei siciliani chiedo e rivendico il diritto alla verità dobbiamo conoscere i volti di chi doveva fare il proprio dovere e non lo ha fatto, di chi ha lasciato solo Paolo Borsellino per farlo diventare comodo e facile bersaglio della mafia".
Immagini di Marcella Chirchio.
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