Dopo la lunga notte del Festino, Palermo vive l'evento religioso per eccellenza, ovvero la processione dell'Urna con le reliquie. Il percorso è stato passo passo in diretta con il commento di Salvo La Rosa. Per il secondo anno, infatti, Tgs ed Rtp seguono l'omaggio di Palermo alla Santuzza. Ieri tutte le fasi della notte del Festino, dagli spettacoli alla sfilata del carro fino ai fuochi d'artificio sotto la pioggia, sono state raccontate attraverso 4 postazioni. Un evento coinvolgente, che ha portato nelle strade del centro storico almeno 500mila persone. Il fuori programma del temporale al momento dei fuochi d'artificio non ha bloccato la macchina organizzativa. Nella seconda giornata del Festino il bis con la processione lungo il Cassaro anche questa volta in diretta con il commento di Salvo La Rosa e seguita anche da Giovanni Villino. La due diretta sono state realizzate con il supporto tecnico di VideoBank, regia di Emanuele Cammarata. Le Reliquie di Santa Rosalia sono giunte in piazza Marina e qui si è tenuto il discorso dell'Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Parole forti, incalzanti, di fronte a una platea di fedeli commossi. "Vi chiedo di fare una sosta del cuore. Il vescovo vuole aprirvi il suo cuore. Un saluto e un abbraccio che nasce dal cuore che ha contemplato questa nostra concittadina Santa Rosalia. Cari palermitani, siamo qui riuniti scossi dall'inquietudine e dall'emergenza. Era la peste allora quell'emergenza. Anche noi arriviamo qui, provati, portandoci dietro l'emergenza di oggi: un sistema economico che schiaccia il povero, che esclude l'altro, il diverso, in qualsiasi modo lo si configuri", ha detto Lorefice. "Siamo arrivati al punto di prendere posizione pro o contro a tutti i costi. Questo significa aver perso il senso del vero e del falso. Se siamo qui con questo spirito non siamo devoti a Rosalia. In suo nome, non dobbiamo temere il diluvio di strategie violente di potere. Non possiamo essere donne e uomini trascinati dall'Indifferenza, secondo la massima prima noi". Ha ringraziato i detenuti dell'Ucciardone. "E' possibile passare dalla reclusione alla redenzione". Lorefice, nel suo discorso, ha usato la metafora della costruzione di tre arche, simboli di luoghi della custodia e della protezione. "La prima realtà da proteggere sono i corpi, cioè le persone. Penso ai corpi stuprati o dei bambini violati e uccisi sulle strade. Ai corpi dei poveri della nostra città e degli ultimi. Un esercito di corpi distrutti dall'indifferenza". "Quelli dei barconi affondati - ha aggiunto monsignor Lorefice -. Sia la Chiesa della nostra città, per questi corpi, l'angelo custode. Noi crediamo a questi corpi e per questo abbiamo speranza. Perché crediamo nel Corpo del Creatore, lì dove c'è il seme della dignità umana. La carne è il cardine della Salvezza. Accogliamo i Corpi che parlano di amore, aperti alla cura dell'altro". "Nella seconda arca - ha continuato l'arcivescovo - custodiamo le nostre case e le nostre famiglie. Dopo millenni, da pochi decenni non si sceglie di vivere assieme per un contratto economico ma si decide di fare coppia perché si scommette sulla relazione con l'altro. Portiamo nell'Arca l'esempio della Famiglia di Nazareth. Gesù è rispettato nella sua diversità. C'è accettazione amorosa". "Nella terza Arca, quella della politica. Chiediamo di dare vita a una civiltà diversa. Una politica che pensa a custodire la città. Che al posto dei muri, ci siano mani che si stringono. Senza distinzioni di razze, religioni e provenienza. Città in cui siamo tutti padroni e tutti ospiti. Tutti stranieri e pellegrini. La nostra città non ha bisogno di elite di dominio. Riscoprire l'accordo, l'incontro e l'ascolto di tutti. Il mio sogno è una Palermo senza muri. Svegliati Palermo! Sìì capitale delle mani strette, dell'incontro e dell'ascolto. Sìì capitale dell'accoglienza. Delle strade pulite, dell'ecologia e della Pace. Sogno anche una Chiesa così. Unita nell'amore mai divisa".