"Questo è l'ottavo anno che questi lavoratori lottano per tornare a lavoro. L'1 maggio è per noi un giorno importante". Lo dichiara Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom siciliana.
Per l’ottavo anno consecutivo infatti è un primo maggio senza festa per gli operai della Blutec, che questa mattina si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica di Termini Imerese proprio nella giornata simbolo del lavoro per rilanciare, ancora una volta, la necessità di trovare una soluzione all’annosa vertenza.
La manifestazione, organizzata da Fim Fiom e Uilm, si è svolta nel viale che fino a sette anni fa portava il nome dell’avvocato Gianni Agnelli, ma dal 2013 intitolato al '1 maggio'. Il raduno si concluderà con l’intervento di Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom.
Una vertenza lunga otto anni, che ha attraversato sei governi di vari colori, un pezzo di storia del Paese: dal Berlusconi quater all’esecutivo dei professori guidato da Mario Monti, da Gianni Letta a Matteo Renzi, da Paolo Gentiloni all’attuale governo di Giuseppe Conte. Nove i ministri per lo Sviluppo economico che durante il loro mandato si sono ritrovati sul tavolo il «dossier Termini Imerese»: da Claudio Scajola a Corrado Passera, da Flavio Zanonato a Federica Guidi, da Carlo Calenda a Luigi Di Maio. Nessuno però è riuscito a fare ripartire lo stabilimento che la Fiat decise di chiudere nel dicembre del 2009 e che abbandonò due anni dopo; da allora le tante ipotesi di rilancio si sono dissolte tra scandali e inchieste giudiziarie che hanno coinvolto alcuni dei gruppi che in questi anni si sono fatti avanti, ultimo la Blutec i cui vertici sono indagati dalla Procura di Torino per malversazione ai danni dello Stato con l’accusa di avere distratto 16 milioni di finanziamenti pubblici erogati attraverso Invitalia.
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