Il blitz Cupola 2.0, De Raho: "Dopo l'arresto di Riina il vertice di cosa nostra è tornato a Palermo"
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«La designazione di Mineo al vertice - ha spiegato - significa che la commissione è tornata a spostarsi a Palermo, dopo decenni di strapotere corleonese e che Palermo è tornata centrale». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, intervistato nel video a margine della conferenza stampa che ha illustrato l’operazione dei carabinieri Cupola 2.0. «Per anni la commissione di cosa nostra è stata sbilanciata sulla figura di Riina - ha spiegato De Raho -. Col suo arresto tutto si è fermato, la commissione non ha funzionato più. Dopo la morte del padrino corleonese i capi hanno sentito l'esigenza di muoversi e ridisciplinare l’organizzazione. E' necessario cogestire gli affari come la droga e il traffico di rifiuti in cui la mafia fa accordi con 'ndrangheta e camorra e serviva una struttura che fosse punto di riferimento». Il capo della Dna ha descritto una mafia che tenta di evitare i conflitti interni. «Si designa il più anziano come vertice - ha aggiunto - Non si parla di merito. Nessuno usa il proprio carisma, nessuno si sente migliore degli altri. Si vogliono superare gli accordi a due o a tre». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante della Legione dei carabinieri Giovanni Cataldo e il comandante provinciale Antonio Di Stasio. «L’importante risultato odierno è il frutto di lunghe e diverse attività d’indagine e di convergenze investigative. In particolare, sono trascorsi 10 anni da quando il 16 dicembre 2008 i carabinieri di Palermo, con l’operazione Perseo, hanno documentato il tentativo di ricostituire la commissione provinciale», dichiara il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, Antonio Di Stasio. «Oggi con l’operazione Cupola 2.0, lo Stato ha documentato e cristallizzato la ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo di cosa nostra ottenendo un brillante risultato operativo, frutto di un impegno senza pari, di un altissimo senso del dovere e di una straordinaria professionalità. La “nuova” cupola - oltre a ristabilire e riscrivere le vecchie regole di mafia, riportandole persino in una “carta scritta” - aveva nominato il “nuovo” capo provinciale e individuato portavoce, delegati e rappresentanti ufficiali dei capi mandamento». «Con l’operazione odierna - aggiunge ancora Di Stasio - è stata disarticolata la “nuova” cupola, decapitando i mandamenti mafiosi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Belmonte Mezzagno e assicurando alla giustizia 4 capi mandamento, 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri, nonché 30 uomini d’onore (cui si aggiungono ulteriori 2 per reati fine). Emerge quindi dalle indagini come cosa nostra risultati ancora viva, arrivando a ricostituire l’organo collegiale provinciale che non si riuniva dall’arresto del capo dei capi, e continuando a controllare il territorio e gestire gli innumerevoli business». «Nell’operazione Cupola 2.0, si è realizzata - conclude il comandante - una più incisiva partecipazione di imprenditori e commercianti i quali, sin da subito e spontaneamente, hanno denunciato i loro estorsori. A loro la mia sincera gratitudine. E un grazie sentito anche alle famiglie dei carabinieri che, giornalmente, hanno dovuto patire la lontananza di chi ha dedicato intere giornate al raggiungimento di tale, straordinario risultato».