PALERMO. Le vittime del racket non collaborano. E’ quanto è emerso dalle dichiarazioni del procuratore capo Francesco Lo Voi durante la conferenza stampa sull'operazione Talea che ha portato all’arresto di 25 esponenti mafiosi del mandamento Resuttana San Lorenzo.
Devono essere ancora ascoltati in Procura i titolari di negozi, bar, ristoranti e pizzerie che hanno subito danneggiamenti e richieste estorsive, ma non hanno denunciato: “Sono 22 gli episodi estorsivi tentati o consumati. Dopo molti episodi di danneggiamento, nessuno ha denunciato. Le richieste estorsive vanno da un massimo di 50 mila euro per le grandi imprese fino ai 1000 euro delle piccole attività commerciali. I picciotti venivano pagati 100 euro per ogni incendio appiccato”, ha spiegato Lo Voi.
Da un lato cosa nostra subisce grandi perdite dopo ogni retata, dall’altro ha una capacità di ricostruzione unica nel suo genere. Nelle intercettazioni, gli arrestati si lamentano per le perdite: “Vengono a mancare cento persone”, dopo gli ultimi blitz. Nel contempo cosa nostra rinasce dalle sue ceneri. “In due anni il reticolo del racket è stato ricostruito. Con nuovi e vecchi affiliati. Vengono preferiti i vecchi mafiosi usciti dal carcere con più esperienza”.
Il denaro rastrellato dalle estorsioni serve sia all’assistenza economica delle famiglie mafiose dei detenuti. “Le entrate delle estorsioni sono state usate anche per finanziare il traffico di droga, le attività di gestione delle scommesse anche quelle legate all’ippodromo di Palermo”, spiega Lo Voi.
Tra le lamentele degli arrestati intercettati c’è quella di un territorio troppo vasto ormai per essere gestito capillarmente. E si fa riferimento alla difficoltà di ‘portare avanti 5 barche’, cioè cinque famiglie mafiose. Un altro mafioso anziano intercettato dice ad un suo affiliato in via Dante: “Questo marciapiede è nostro quello di fronte è del mandamento di Palermo centro”.
Una particolare riflessione del procuratore capo Lo Voi sulla importanza di trascrivere tutte le intercettazioni per mantenere il quadro della situazione d’insieme di cosa nostra e delle sue attività. “In questa indagine è emerso come non mai l’importanza di decriptare tutte le intercettazioni per poi metterle a confronto con le altre. Ogni intercettazione può essere considerata come una tessera di un mosaico investigativo. Ognuna s’incastra con i margini dell’altra che poi combaciano. Questo conferma che una atomizzazione della lettura delle intercettazioni riduce la capacità di leggere il contesto generale e di ricostruirlo”.
Nel video l'intervista a Lo Voi e al procuratore aggiunto di Palermo, Salvo De Luca.
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