PALERMO. Dall'indagine è emerso il ruolo di vertice nel clan di Elio Ganci. Nel 2015, certi di essere arrestati dopo la collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, avrebbero ottenuto il consenso dai vertici de mandamento di Porta Nuova per la designazione del loro successore individuato, secondo gli inquirenti, proprio in Ganci. Ganci è stato, scarcerato nel novembre di due anni fa dopo aver scontato una condanna per mafia ed estorsioni . Il boss, secondo gli inquirenti, si sarebbe servito di Fabio Bonanno, Salvatore D'Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarotta, delegati a curare il sostentamento economico dei familiari dei detenuti, le attività estorsive ed il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza mafiosa, attività con cui la mafia si finanzia e con cui controlla il territorio. Nel corso dell'inchiesta sono state sequestrate anche diverse attività commerciali riconducibili a cosa nostra, intestate a prestanomi attraverso le quali il clan riciclava il denaro sporco Il clan avrebbe reclutato un ragazzino di 16 anni per riscuotere il pizzo nel quartiere. Un baby taglieggiatore impiegato dai mafiosi del Borgo Vecchio per prendere il denaro imposto dal clan a commercianti e imprenditori. E’ uno dei particolari dell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto di 17 persone: boss, affiliati ed estortori di uno dei rioni storici della città. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e condotta dai carabinieri e ha consentito di accertare 17 episodi di taglieggiamento. Alcune vittime, i cui nomi erano noti agli investigatori che intercettavano gli estortori e seguivano le attività illegali del clan, convocati dai militari dell’Arma, hanno ammesso di aver pagato la tassa mafiosa.