PALERMO. A Palermo “La solidarietà trova casa”… e non solo a parole. Grazie allo sforzo congiunto di associazioni, imprenditori anti-racket e singoli cittadini, sono stati consegnati, ristrutturati e arredati di tutto punto, due immobili confiscati alla mafia ad altrettante famiglie in emergenza abitativa e con gravi difficoltà economiche.
Un’iniziativa, nata quasi per caso, per rispondere alle necessità di due famiglie, che dopo avere vissuto per anni all’interno di alloggi fatiscenti, avevano finalmente ottenuto dal Comune l’assegnazione di un appartamento confiscato alla mafia in cui vivere. Ottenuta la casa, però, si poneva un’altra necessità urgente: renderla abitabile. "L'appartamento era molto bello – racconta Seidat Ajrizi, uno degli assegnatari -. Ma dovevamo fare tanti interventi per abitarci. Io non lavoro e ho 5 figli, tutti minori. Non sapevo come fare".
È dalla volontà di dare una risposta concreta e celere al disagio abitativo di queste due famiglie che nasce, in modo spontaneo, una rete solidale che vede coinvolte le associazioni Addiopizzo, Handala, ArteMigrante, Emmaus, Santa Chiara, Moltivolti, Cledu e Altro Diritto. I volontari decidono così di ristrutturare i due immobili, rendendoli agibili, attraverso l’impegno comune di tutti. Viene fuori un progetto di auto-recupero, praticamente quasi a costo zero. Insieme col volontariato, si è mobilitato anche il privato economico: sei piccoli imprenditori antiracket, aderenti al circuito di consumo critico di Addiopizzo, hanno donato buona parte dei materiali edili e idraulici e messo a disposizione la manodopera e gli arredi per avviare gli interventi di ristrutturazione degli appartamenti. Mentre, un paio di migliaia di euro è stato raccolto grazie a due cene di beneficenza, in cui anche singoli cittadini hanno contribuito attraverso un’offerta libera.
“Un’idea nata quasi per caso, per rispondere in modo semplice al bisogno di persone in difficoltà, si è trasformata in una buona prassi comunitaria – dice don Enzo Volpe, direttore del centro salesiano Santa Chiara -. Si è creata una rete solidale di sostegno e supporto che ha funzionato e che intendiamo replicare in futuro per altri casi simili. Fondamentale è stato anche il coinvolgimento dei due nuclei familiari, che hanno partecipato attivamente alla ristrutturazione. Scelta fatta per evitare soluzioni assistenzialistiche”.
L’iniziativa parte dal presupposto che il punto di partenza della legalità è la tutela dei diritti fondamentali. “In certe aree della città occuparsi di legalità significa anche lavorare per assicurare i diritti essenziali, come quello alla casa e al lavoro, a chi non ne ha – spiega Addiopizzo -. Laddove mancano questi diritti, si crea terreno fertile per l'illegalità diffusa, la criminalità organizzata e il suo sistema di potere. Per queste ragioni è strategico per il nostro movimento volgere lo sguardo anche verso questo spaccato di città".
Immagini di Marco Gullà
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