CRACOVIA. “La tua vita non può essere la stessa quando hai preso centinaia di cadaveri dalle barche e li hai distesi in banchina. Quando hai visto naufragare a poche miglia dalle nostre coste le speranze di tanti giovani che credevano in una vita diversa da quella che avevano lasciato nella loro terra".
Il ricordo è di Antonino Candela, direttore generale dell'Asp di Palermo che a Cracovia, in occasione del 71esimo anniversario della "Giornata della Memoria" è stato invitato a portare una "testimonianza" del dramma dell'immigrazione nel Mediterraneo. Insieme a Pietro a Bartolo, responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, il manager dell'Azienda sanitaria provinciale ha parlato della "sofferenza e della speranza che spinge migliaia di persone ad affrontare violenze e stupri prima di salire a bordo di un barcone con l'unico obiettivo di approdare verso una vita migliore".
È stato l'Istituto italiano di cultura a Cracovia ad organizzare la manifestazione dedicata al tema della "Memoria, tra passato e presente". "Shoah e dramma delle recenti migrazioni - ha sottolineato il Responsabile dell'Istituto, Ugo Rufino - rappresentano momenti della storia dell'umanità divisi dal tempo, ma profondamente legati nella loro tragedia".
Alla "Giornata" hanno preso parte, tra gli altri anche Elzbieta Cajsera, direttrice delle collezioni espositive del museo di Auschwitz, Michele Andreola, studioso dell'Olocausto, ed Oliviero Alotto, responsabile del "Treno della Memoria e Terra del Fuoco", associazioni che nell'ultimo decennio hanno sensibilizzato le nuove generazioni sulla tragedia dell'Olocausto. Tragedia alla quale ha fatto riferimento Pietro Bartolo, parlando delle centinaia di immigrati che sono morti nel Mediterraneo.
"È dal 1991, quindi, da 25 anni, che mi occupo della cura e dell'assistenza ai migranti - ha spiegato Bartolo che nell'ottobre scorso, sempre a Cracovia, ha ricevuto il premio 'Viera de Mello' - sono persone sane, forti, ma stanche, spaventate e in grave difficoltà che fuggono da guerre, torture, persecuzioni e povertà. Persone in cerca di salvezza e, perché no, di un mondo migliore. Aiutarli è un dovere di ogni uomo".
Presente alla "Giornata" anche Alessandro Caponio, partito il 28 dicembre da Bari e, dopo 1.400 km. in bicicletta, ha consegnato al direttore del museo di Auschwitz un alberello d'ulivo quale "simbolo emblematico di pace tra i popoli".
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