PALERMO. «Qui dentro si sente profumo di grande umanità». Monsignor Corrado Lorefice incrocia gli sguardi di medici, infermieri, volontari che operano nel reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Civico e nella casa di accoglienza «San Vincenzo de’ Paoli» e con un sorriso accenna una battuta: «Ma com’è che qui non riesco a trovare nessuno che parli male di voi?».
La prima volta del nuovo arcivescovo in un ospedale palermitano è con i bambini che stanno affrontando con coraggio le terapie più difficili e con le famiglie che stringono i denti per non lasciare spazio alle lacrime, ma con gli occhi e col cuore chiedono una preghiera, una benedizione, una carezza. E monsignor Lorefice le elargisce con generosità.
«Sono lo zio Corrado» dice al piccolo Salvatore, di Raffadali, costretto su una sedia a rotelle, ma radioso per il nuovo giocattolo ricevuto proprio ieri. Il primario Paolo D’Angelo e l’équipe di medici e infermieri fanno lo slalom tra una costruzione e un calcetto balilla, per presentare al nuovo arcivescovo tutti i loro piccoli pazienti, che provengono da tutta la Sicilia occidentale.
Francesco e Alessia sono le mascotte del reparto, non arrivano a due anni e sono già alle prese con flebo e cure complesse. Eda è kosovara, a Palermo per un progetto di medicina umanitaria e ha subito un trapianto di fegato. Quelle stanze da cui fanno capolino Peter Pan e Topolino sono la loro speranza di guarigione.
E don Corrado si china su di loro, li bacia, gioca per qualche minuto, abbraccia le loro mamme e i loro papà. Sul pianerottolo c’è anche un bellissimo albero di Natale, decorato con i peluche, «ma qualcuno ha deciso di rubare la stella sulla punta» denuncia un medico indignato.
immagini di Marco Gullà
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