PALERMO. Lo schianto e l'angelo bianco è andato in frantumi. Un altro crollo annunciato nel centro storico. Nessun danno a persone, ma un'altra ferita al patrimonio artistico della città. Colpa del tempo e dell'incuria. Complice il rimpallo fra le istituzioni. Fatali le piogge dei giorni scorsi. All'interno dei ruderi della chiesa di Sant'Eligio, alle spalle di piazza San Domenico, è venuta giù una parte della decorazione in stucco. Insieme all'angelo del Serpotta sono caduti nel vuoto anni di appelli e iniziative per richiamare l'attenzione delle istituzioni religiose e civili sul degrado della chiesa seicentesca intitolata al patrono di orafi e argentieri. Dieci anni di celebrazioni religiose davanti alla chiesa in rovina e quest'anno, per la prima volta dopo 70 anni, la messa è stata officiata a cielo aperto tra i ruderi. Non sarebbe stato possibile senza l'ostinazione di un gruppo di orafi, argentieri, studiosi e professionisti che nel 2009 ha costituito il Comitato per la festa di Sant' Eligio «con l' obiettivo di recuperare un luogo simbolo per l' antica maestranza e dove al tempo degli Spagnoli il console bollava gli oggetti preziosi per garantirne l' autenticità - dice Silvano Barraja, presidente di Assorafi Confocommercio Palermo -. Un patrimonio di inestimabile valore lasciato nella più totale incuria e che nei giorni scorsi ha subito un nuovo grave danno». Per constatarne l' entità, un sopralluogo congiunto ieri mattina dei rappresentanti dell' Ufficio Edilizia degradata e interventi urgenti del Comune e dell' Ufficio Beni culturali dell' Arcidiocesi di Palermo. immagini di Marco Gullà DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE