PALERMO. Torna a funzionare la culla per la vita dell’Istituto delle figlie della Carità di San Vincenzo. Un servizio che permette alle mamme che non vogliono o non possono prendersi cura del proprio bambino di lasciarlo in un luogo sicuro, collegato con un ospedale e in assoluto anonimato.
Voluta dal Movimento per la vita, grazie alla collaborazione del Policlinico, dell’Università e di Federvita, la culla per la vita di via Noce 28 è stata inaugurata nel pomeriggio.
Dopo due anni di inattività, è così tornata operativa da oggi la prima (in ordine di tempo) culla per la vita attivata a Palermo, era il 1998, nell’Istituto delle figlie della Carità di via Noce, 28. Nel 2007, viene presa in gestione direttamente dall’assessorato regionale alla Sanità, attraverso un collegamento diretto con il 118. Nel maggio 2013 però il servizio è stato sospeso e per due anni resta inattivo. Un sistema tecnologico ne garantisce l’immediato intervento dei medici del Policlinico, nel caso in cui un neonato viene abbandonato. La postazione in cui è adagiato il lettino dove viene lasciato il bebè è dotata di un sensore che è collegato direttamente ad una linea telefonica dell’Unità di terapia intensiva neonatale (Utin) del Policlinico. L'arrivo di una chiamata al reparto segnala dunque la presenza di un bambino nella culla. In quel momento, il personale medico si adopera per attivare il trasporto e il trasferimento del piccolo paziente in ospedale per gli accertamenti e le cure necessarie. Non ci sono telecamere, così da preservare del tutto l’anonimato della madre.
A volere fortemente la riattivazione del servizio è stato il Movimento per la vita di Palermo, presieduto da Rosa Rao: “Assistiamo negli ultimi anni a una recrudescenza del fenomeno degli abbandoni – ha dichiarato -. La culla per la vita rappresenta un segnale di disponibilità concreta verso la tutela dei nascituri. Mantenendo l’anonimato della madre biologica, ma garantendo a quest’ultima un luogo protetto e sicuro in cui lasciare il proprio figlio significa evitare gesti estremi che mettono in pericolo il neonato: come nel caso degli abbandoni nei cassonetti dell’immondizia o gli aborti”.
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