PALERMO. Per ottenere voti, acquisire consenso e guadagnare, Giuseppe Bevilacqua, aspirante consigliere comunale finito al centro di una rete di corruzione elettorale, approfittava anche del suo ruolo nella fondazione Banco Opere di Carità. Dall'indagine, che ha dimostrato che Bevilacqua chiedeva voti alla mafia in cambio di posti di lavoro e metteva a disposizione i suoi consensi, in cambio di incarichi per sè e i familiari, è emerso che l'indagato, dipendente Amat, vendeva i generi alimentari che avrebbe dovuto dare agli indigenti. Inoltre alcuni alimenti particolarmente costosi, come il parmigiano, era solito usarsi a fini personali o rivenderli ai ristoratori. L'inchiesta ha fatto emergere che Bevilacqua avrebbe messo a disposizione il proprio pacchetto di voti anche a più soggetti concorrenti tra loro.