PALERMO. “L'inchiesta era iniziata quattro anni fa. Un dipendente del servizio veterinario aveva denunciato che imprenditori pagavano tangenti per avere favori. Ebbene dopo quattro anni di indagini e non c'è stata traccia di queste dazioni di denaro. Si parla di milioni di euro movimentati in borsa da me. Ma queste sono operazioni virtuali. Io ho movimentato poche migliaia di euro che sono diventate, solo virtualmente, milioni di euro. Il consulente della procura questo aspetto l'aveva chiarito ma mi è stato contestato lo stresso”. Lo dice Paolo Giambruno capo del servizio veterinario dell'Asp 6 a cui sono stati sequestrati conti correnti, titoli e azienda che avrebbe in società con il boss di Carini Salvatore Cataldo. Nell'inchiesta sono coinvolte 29 persone tra veterinari e imprenditori. Giambruno ha anche contestato l'accusa di aver disposto alcuni trasferimenti come metodo coercitivo per costringere i dipendenti a eseguire determinati ordini. "La rotazione del personale - ha affermato Giambruno - è un obbligo imposto dal Ministero, non è discriminatoria. La rotazione, anzi, è utile a evitare incrostazioni che nel corso degli anni potrebbero crearsi tra un funzionario e un utente. Agirò legalmente contro chiunque continuerà a infangare l'onore mio e del dipartimento dove lavoro”. Respingono le accuse mosse dagli agenti della Digos e dalla Procura di Palermo i veterinari indagati nell'inchiesta che ha portato al sequestro di titoli, conti correnti e aziende al direttore del servizio Veterinario dell'Asp, Paolo Giambruno. I funzionari indagati hanno organizzato una conferenza stampa negli uffici del servizio veterianario dell'Asp in via Onorato. "L'accusa di avere consentito l'accesso agli atti a personale non autorizzato non esiste - dice Paolo Ingrassia presidente del Sivemp, il sindacato dei veterinari italiani - il personale era autorizzato ed è stato pagato per svolgere un servizio di aggiornamento della banca dati d'intesa con l'azienda di Teramo". Anche sui capi infetti sia Giambruno che Ingrassia hanno replicato alle accuse. "I capi affetti da tubercolosi ad un solo organo normalmente vengono dati al libero consumo. Nel 2014 su 764 capi affetti solo 30 sono stati distrutti. Le carni degli animali affetti da tubercolosi, purchè non in una fase generalizzata dell'organismo, possono e devono essere commercializzati", aggiunge Ingrassia. "L'imprenditore Caruso a cui abbiamo sequestrato negli anni decine di capi - ha continuato - ha avviato alla macellazione tre vitelli risultati affetti da tubercolosi. Dato che è stata ravvisata una lesione tubercolare si è applicata la normativa che prevede il sequestro dell'organo e il suo successivo invio all'Istituto Zooprofilattico. Poi però sono state fatte le analisi sui muscoli che sono risultate negative, a conferma che la tubercolosi riguardava solo un organo". In questo video l'intervista al direttore del Dipartimento veterinario Paolo Giambruno.