PALERMO. Quaranta operai del Cantiere navale di Palermo, di cui 38 iscritti alla Fiom (un altro iscritto è deceduto), sono imputati nel processo che si apre domani a Palermo con l'accusa di manifestazione non autorizzata, danneggiamento a beni aziendali e violenza privata per fatti accaduti nel luglio di quattro anni fa. La protesta, tra sciopero, occupazioni simboliche, fiaccolata aperta alla città, picchettaggi ai cancelli e lavoratori saliti sulle gru, durò dal 12 al 21 luglio. I lavoratori iscritti alla Fiom Cgil sono assistiti dall'avvocato Fabio Lanfranca, che ha depositato una lista con 26 testimoni per smontare le tesi dell'accusa. "In quei giorni ci sono state occupazioni dalle gru nel cantiere al tetto dello stabilimento - ricorda il segretario provinciale della Fiom di Palermo, Francesco Piastra in una conferenza stampa stamane - Poi dopo le proteste le istituzioni si sono svegliate in difesa dei posti di lavoro. Ci stupisce che una lotta portata avanti a per tutelare un migliaio di lavoratori, colpisca il sindacato con 38 operai iscritti Fiom e rinviati a giudizio. Se vuole essere un modo per colpirci andremo avanti lo stesso". Per il coordinatore nazionale della Fiom del gruppo Fincantieri, Bruno Papignani "è assurdo che chi difende il proprio posto di lavoro debba vedersi imputato dei reati penali". "All'epoca - aggiunge - i sindacati avevano proclamato manifestazioni e scioperi unitari. Lascia un dubbio che gli imputati siano quasi tutti iscritti alla Fiom".