Una Riserva con ‘riserva’. Eh sì, perché Punta Barcarello a Sferracavallo, penisoletta che si protende per circa cinquanta metri sul mare e anticamente nota come ‘Punta della Vaccarella’, versa in totale abbandono e degrado. La zona ricade all’interno della Riserva Naturale Orientata di Capogallo, ma muovendosi attraverso i sentieri e le spiagge rocciose che lambiscono il mare il paesaggio non è quello che ci si aspetterebbe da una riserva. La piccola striscia di terra che si estende alla punta di Sferracavallo e volge lo sguardo verso l’isolotto delle Femmine, era stata negli anni trasformata in un piccolo angolo naïf da abitanti e artigiani della zona che avevano recuperato quello splendido angolo roccioso, incorniciato dai pali di fichi d’india e i suoi rossi frutti, macchiato dai verdi ciuffi di piante che crescono selvagge sulle rocce a picco sul mare. C'è poi quella chiesetta in pietra ormai chiusa, dove venivano celebrate messe estive da padre Muscarella (dopo la morte del parroco la chiesetta è stata chiusa, e lo spazio circostante vandalizzato); circondata da sentieri e aiuole in pietra adesso del tutto devastate, fontane che non zampillano più trasformate in cestini per i rifiuti. Il piccolo anfiteatro, che offre una vista splendida sul golfo e sulla faccia spigolosa di Capo Gallo, è soffocato dai rifiuti che ricoprono anche la rosa dei venti realizzata sul piazzale antistante. Anche le singolari opere in miniatura, come la sfinge e i trulli, sono stati presi di mira dai vandali. I vialetti che si snodano tutto intorno sono del tutto impraticabili per via dei rifiuti abbandonati da tempo; e gli angoli più appartati sono stati tristemente trasformati in toilette all’aria aperta, con residui ben visibili che spezzano il fiato, non solo per l’odore nauseabondo, ma per quella bellezza ferita di cui ormai non ci si cura più. Eppure i volontari delle associazioni ambientaliste, dei diving, e del comitato cittadino ‘Il Mare di Sferracavallo’ organizzano giornate per la bonifica della zona, al fine di sensibilizzare i cittadini a curare questa bellezza naturale, sentendola propria. Sono proprio quei cartelli, dal piglio talvolta simpatico, a ricordare al cittadino che quel luogo è di tutti e va rispettato. Ma, come spesso accade in questa terra, non basta. Non bastano i controlli a frenare l’abusivismo che colpisce anche questa zona balneare, sebbene si tratti di un’area protetta: così banconi per bibite e gelati e il ripiano per panini ‘abusivi’ è il primo panorama che accoglie turisti e bagnanti; ‘attrezzi’ abbandonati insieme alla struttura, ovviamente non autorizzata, che sosta lì da mesi, senza che nessuno l’abbia rimossa. ll luogo soffre, come tanti altri, la diseducazione e il disamore di quei cittadini, ahimè tanti, che mortificano le bellezze secolari di una terra che non smettono di mortificare (servizio a cura di Rossella Puccio).