I palermitani tentano di giocare d'anticipo correndo ai ripari anzi ai distributori di benzina e al supermercato, per fare scorte. L'obiettivo è quello di arginare gli eventuali disagi causati dal blocco totale della Penisola annunciato dal Movimento dei Forconi: a partire dalle 22 dell'8 dicembre sino al 13 dicembre. Ben cinque giorni di paralisi con il fermo degli autotrasportatori, presidi nelle arterie autostradali più importanti, blocco dei caselli, delle strade e dei porti, fermo delle merci. I cittadini allarmati, forse memori del blocco del 2012 e sollecitati dal tilt causato ieri mattina dalla protesta Gesip all'ingresso del Porto di Palermo, sono entrati in panico a due giorni dall'inizio della protesta. Il risultato è una città che anticipa il blocco: lunghe file di automobili in coda ai distributori già da ieri pomeriggio, senza sosta alcuna: anche di notte, infatti, le colonne di autovetture non sembrano snellirsi. Molti distributori hanno già terminato le scorte e i malumori tra i cittadini spaccano in due la Penisola: tra chi è d'accordo con la protesta e chi invece pensa danneggi solo i cittadini. I Forconi ritornano con grande sorpresa di chi li credeva storia passata, e questa volta ci riprovano mostrando un'organizzazione più attenta e strutturata (al grido di: «Revolution 9 dicembre 2013: Il Nove Dicembre 2013 l'Italia si ferma come segno di Rivoluzione contro il sistema che sta strangolando famiglie ed imprese»), che usa i social network e ha messo su anche un sito ufficiale (www.9dicembre.info) in cui si spiegano i punti della protesta, l'organizzazione del Movimento, gli appelli, ma anche dove scaricare il volantino "per stamparlo e diffonderlo". Novità di questo nuovo assetto è l'apertura a tutti coloro si identifichino nella causa: «Per dire basta allo scempio quotidiano che ci viene mostrato da anni ‒ si legge alla voce 'Cosa Vogliamo' sul sito ‒. Politici corrotti, collusi con la mafia, sperpero di denaro pubblico, distruzione del territorio, distruzione della grande capacità produttiva e lavorativa, aziende che falliscono o che fuggono in altri paesi dove lavorare non è reato. Sì ormai l'Italia è il Paese adatto solo a chi viene a delinquere o a farsi mantenere dal nostro lavoro». Visto forse il fallimento della prima "rivoluzione", i Forconi hanno deciso di aprire gli schieramenti per coinvolgere una più larga fetta di cittadinanza, purché (lo chiariscono a gran voce) non vi siano bandiere e colori politici che si intestino questa protesta popolare, ma solo cittadini stanchi di una «crisi che non ha pietà» e pronti a scendere «in strada a fermare questo scempio». Un appello che valica anche altri confini, quelli territoriali: per dar vita a un blocco nazionale che paralizzi tutta l'Italia. La lunga lista di regioni aderenti, consultabile sul sito del Movimento con i vari coordinamenti locali, non sembra lasciare dubbi: l'adesione ci sarà e attraverserà indistintamente tutta la Penisola, Isole incluse, e in alcune regioni saranno diverse le città coinvolte (servizio a cura di Rossella Puccio).