«Noi non siamo la movida, la smettano di chiamarci così! Siamo onesti lavoratori che chiedono regole uguali per tutti e un'ordinanza che non sia iniqua e ambigua», questa è la voce di commercianti, gestori di locali, musicisti, e cittadini che hanno deciso di fondare l'associazione 'Vivo civile' per il bene comune di Palermo, presentata questa mattina presso la sede del centro antiviolenza 'Lia Pipitone'. Al momento sono una ventina i fondatori, ma il numero delle adesioni è in continua crescita. L'obiettivo come ha spiegato Antonio Ferrante, presidente e portavoce della costituenda associazione, è quello di portare avanti le istanze di una città in declino partendo da questa prima battaglia contro l'ordinanza comunale, che, ribattezzata da molti 'anti-movida', ha creato fraintendimenti e confusione soprattutto tra i cittadini. Entrata in vigore dal primo giugno scorso tra i suoi effetti, oltre svariate sanzioni e il sequestro dell'apparecchiatura musicale, ha in qualche modo contribuito, ci raccontano gli stessi commercianti, al licenziamento di personale a causa della drastica riduzione degli incassi. Il gruppo ha già presentato un ricorso al Tar per chiedere la sospensiva e l'annullamento dell'ordinanza 191. Un provvedimento che hanno ritenuto necessario e l'unico perseguibile visto i continui rinvii dell'Amministrazione e il muro di gomma contro cui si sono scontrate le richieste avanzate tra cui una sorta di contro-ordinanza che mediasse le necessità della città, del benessere dei cittadini e la sopravvivenza dei commercianti: 'limite orario maggiorato di un'ora e quello sonoro innalzato fino a 85 decibel, il mantenimento della filodiffusione sino alla chiusura, anche secondo buonsenso, e norme più chiare in materia di raccolta differenziata'. «L'Amministrazione aveva accolto solo in parte queste nostre richieste -- spiega Rosi Gambino, proprietaria del Taocube -- spostando il limite orario e non concedendo nulla su quello musicale, proprio quello che sta mettendo in ginocchio le nostre attività. Perché quello che chiediamo è semplicemente di poter lavorare con regole chiare e uguali per tutti, che siano fattibili e abbiano però contezza della realtà». All'incontro con la stampa erano presenti alcuni dei fondatori di 'Vivo Civile' e firmatari del ricorso al Tar, come: Antonio Ferrante, presidente Vivo Civile; Rosi Gambino del Taocube; Marco Mineo del Cavù; Fabio Ciulla del Siciliano e Vespa Cafè; Giuseppe Lo Grasso del Newart Winebar; Tommaso di Palma Michele Gallo del Ricovero; Ilary Biondo del Vinilary; Tony Troja, artista; Marcello Robotti, avvocato; Eduardo De Fillippis, consigliere della Settima circoscrizione e Giovanni Puntarello avvocato dell'Associazione. La richiesta di sospensiva e annullamento del provvedimento presentata al Tar ha tra i suoi firmatari anche i gestori di altri locali come Qvivi, Wagg, Basquiat, Vinile, Chiavettieri, Jack Ass e Studio 22 (servizio a cura di Rossella Puccio).
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