Attività illecite diversificate che ammontano a circa 30 milioni di euro, un'organizzazione radicata sul territorio con intensi "ponti" internazionali, sono i tratti di una mafia camaleontica, capace di mantenere le "tradizioni" del passato, pur guardando al futuro: è quello che è stato sottolineato oggi in conferenza stampa dagli inquirenti che hanno illustrato i termini dell'operazione Argo, che ha portato all'arresto di 13 persone e all'azzeramento dei vertici delle cosche di Bagheria. Le indagini, durate quasi due anni, sono state coordinate dalla Dda di Palermo (procuratore aggiunto Leonardo Agueci, i sostituti procuratore Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli), condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, con quelli della compagnia di Bagheria e del Reparto anticrimine di Palermo. L'operazione ha condotto in manette i capi storici della cosca di Bagheria, accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapine, detenzione illecita di armi da fuoco, scambio elettorale politico mafioso. Nel voto di scambio è implicato il sindaco leghista del comune di Alimena (e vicesindaco di Villabate dal giugno 2007 al giugno 2008), Giuseppe Scrivano, che secondo le accuse, e come confermato dalle intercettazioni, aveva pagato la cosca mafiosa per accaparrarsi un pacchetto di voti per le scorse elezioni amministrative regionali. Tra gli arresti, anche il reggente e il cassiere del mandamento e i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia. Sette le aziende poste sotto sequestro preventivo insieme a numerosi beni mobili ed immobili collegati ai reggenti, che ammontano a diversi milioni di euro, tra questi: locali notturni della movida palermitana (anche lo storico pub Villa Giuditta), agenzie di scommesse, imprese edili e supermercati. Le indagini, avviate a seguito di una segnalazione ai Ros da parte della Royal Canadian Mounted Police, la polizia canadese, si sono sviluppate su un asse che ha collegato l'Italia al Canada per un ingente traffico internazionale di stupefacenti, che coinvolgeva anche il Sud America. Si è dunque tracciata una fitta rete di rapporti tra la cosca bagherese e quella italo-americana dei Rizzuto, confermata, inoltre, dalla presenza di un uomo di spicco della famiglia canadese a Bagheria: Juan Ramon Fernandez Paz - implicato nella gestione del traffico di droga, e in particolare di pillole di ossicodone, una sostanza stupefacente largamente diffusa nel Nord America - che dopo un periodo di detenzione di 10 anni era stato espulso dal Canada, decidendo il trasferimento in Sicilia. Fondamentali per le indagini l'apporto delle intercettazioni ambientali sia video che audio che hanno permesso di documentare le attività illecite: dalle estorsioni alle intimidazioni, dal voto di scambio ai traffici in Canada. Le indagini sono ancora in corso, e sembrerebbe che non vi siano altri politici implicati (servizio a cura di Rossella Puccio).