L'opera va vista non spiegata, lo chiarisce il regista Henning Brockhau durante la conferenza stampa di presentazione del "suo" Rigoletto che debutterà questa sera al Teatro Massimo di Palermo, alle ore 20.30, e andrà in scena fino al 9 maggio prossimo. Con questo melodramma in tre atti, il primo della "trilogia popolare" verdiana (Rigoletto -- La traviata -- Il trovatore), continua l'omaggio di Palermo al grande Giuseppe Verdi. Parallelamente alla celebrazione del bicentenario verdiano si svilupperanno una serie di festeggiamenti, con appuntamenti organizzati nella settimana dal 12 al 19 maggio, in occasione di un doppio "compleanno del Teatro Massimo": il 16 maggio ricorre infatti l'anniversario dell'inaugurazione (16 maggio 1897 con Falstaff di Verdi); e il 12 quello della sua riapertura dopo 23 anni di chiusura per restauro (12 maggio 1997).
Il Rigoletto del regista Henning Brockhaus è una nuova produzione del Teatro che ha deciso di puntare su una lettura dell'opera che scardina la tradizione: come spiegato dallo stesso Brockhaus, Rigoletto non avrà la solita gobba, con cui è stato sempre rappresentato, «un cliché tremendo - spiega il regista - che porta sempre all'interpretazione sbagliata che Rigoletto sia una vittima». Quello che vedremo in scena sarà invece un uomo cinico, è fautore del proprio destino, la sua disfatta sarà la causa di scelte sbagliate, ma consapevoli, come quella di vivere una doppiezza, buffone e padre borghese, che crederà di potere gestire a suo piacimento, e che invece sarà la causa del suo declino. L'elemento "circense" pervaderà questo Rigoletto, inteso non come un vero e proprio circo, come spiega lo scenografo Alessandro Camera, ma «la corte caratterizzata da un'architettura a porte sarà un contenitore circense la cui caratteristica è l'utopia; un ambiente sfatto, devastato capace di rappresentare il carattere, gli umori dei personaggi che ci vivono». Le scene sono basate sull'impianto di "Nabucco" e "Aida", dominate dal rosso. I costumi sono di Patricia Toffolutti, i movimenti coreografici di Emma Scialfa e le luci di Roberto Venturi. Maestro del coro è Piero Monti. Sul palco interpreti di eccezione, come la palermitana Desirée Rancatore, nel ruolo di una Gilda che, l'artista svela, sarà più sensuale e meno vezzosa; Dimitri Platanias nel ruolo di Rigoletto, e Massimiliano Pisapia in quello del Duca di Mantova. Al loro fianco Andrea Mastroni (Sparafucile), Chiara Fracasso (Maddalena), Patrizia Gentile (Giovanna), Nicolò Ceriani (Il conte di Monterone), Paolo Orecchia (Marullo), Aldo Orsolini (Matteo Borsa), Claudio Levantino (Il conte di Ceprano), Pinuccia Passarello (La contessa di Ceprano), Anita Venturi (Un paggio della duchessa), Vincenzo Raso/Antonio Barbagallo (Un usciere di corte). Nelle recite del 4 e 8 maggio i tre protagonisti saranno nell'ordine: Ivan Inverardi, Rocío Ignazio e Rame Lahaj. Sul podio dell'Orchestra del Teatro Massimo vi sarà Giuseppe Finzi, "resident conductor" della San Francisco Opera, già assistente di Nicola Luisotti (servizio a cura di Rossella Puccio).
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