Lunghe e complesse indagini, durante oltre tre anni, hanno portato nella mattinata odierna a un importante blitz operato dalla Dia di Palermo, in collaborazione con altri centri operativi sul territorio nazionale, che ha intercettato la presenza di Cosa Nostra nei cantieri navali. Un'associazione per delinquere che faceva capo alla cosca mafiosa dei quartieri Acquasanta-Arenella di Palermo, capace di infiltrarsi nel lucroso settore della cantieristica navale non solo in Sicilia, ma anche nel Nord Italia: Liguria e Veneto sono state infatti le altre due regioni su cui si sono mossi gli investigatori. Tra gli arrestati l'imprenditore Giuseppe Corradengo, 49 anni, che da operaio dei Cantieri navali di Palermo era diventato in pochissimi anni facoltoso imprenditore alla guida di aziende leader del settore che detenevano il controllo quasi esclusivo degli appalti navali. L'accusa è di concorso esterno all'associazione mafiosa, individuato da un collaboratore di giustizia come prestanome del clan Galatolo-Fontana, «vero e proprio asse portante - si legge nella nota della Dia - della famiglia dell'Acquasanta e del relativo mandamento di Resuttana». Tra gli arrestati anche Rosalia Viola, moglie dell'imprenditore; Vito Galatolo, componente di una delle famiglie 'storiche' della mafia palermitana. Agli arresti domiciliari, solo perché incinta, la moglie del boss, Maria Concetta Matassa. In carcere sono finiti altri tre prestanome della cosca, anche loro impegnati nel settore dei lavori navali: Domenico Passarello, Vincenzo Procida e Rosario Viola. Le due donne, mogli rispettivamente di Galatolo e Corradengo, hanno avuto un ruolo cruciale come intermediarie tra i due, per evitare ogni sospetto, infatti, si incontravano per scambiare le informazioni affidate dai loro mariti. I provvedimenti sono stati disposti dal gip di Palermo Piergiorgio Morosini su richiesta del procuratore aggiunto della Dda di Palermo Vittorio Teresi e del sostituto Pierangelo Padova. È stato disposto dagli inquirenti anche il sequestro delle società 'Nuova Navalcoibent srl', con sede a La Spezia, 'Eurocoibenti srl' e 'Savemar srl', entrambe con sede a Palermo, grazie alle lunghe indagini condotte dal Centro Operativo di Palermo e di Genova in materia di infiltrazioni mafiose nel settore della cantieristica navale. L'ordinanza di custodia cautelare ‒ ha spiegato oggi in conferenza stampa il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Vittorio Teresi ‒ si è fondata su tre tipi di prove giudiziarie. Le prove dichiarative provengono da due collaboratori di giustizia Angelo Fontana e Francesco Onorato, e un testimone di giustizia Giocchino Basile. Onorato e Basile avevano già fornito elementi fondamentali per le indagini su quei cantieri navali, divenendo cruciali per le indagini che hanno permesso di individuare non solo i mafiosi che direttamente operavano, ma anche i loro prestanome che si intestavano le ditte che poi operavano nel cantiere navale. La novità dell'indagine è costituita da Angelo Fontana in quanto fonte primaria, essendo egli stesso un prestanome tra quelli che si erano intestati quelle ditte che hanno sottoscritto il patto con i Galatolo per la spartizione tra costa occidentale e orientale d'Italia per il controllo della cantieristica navale. Le intercettazioni telefoniche ambientali sono state cruciali e hanno costituito una prova tecnica decisiva per la conferma delle dichiarazioni dei collaboratori. Teresi ha infatti chiarito che queste prove sono così straordinarie da contenere elementi probatori così elevati che costituirebbero quasi delle prove autonome. Terzo elemento probatorio sono state le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori che hanno individuato le modificazioni societarie delle aziende coinvolte. Le indagini sono ancora in corso e si sta investigando per vedere se vi siano altre società coinvolte e se lo schema proposto dal clan Galatolo-Fontana sia stato esteso ad altri settori. (Servizio di Rossella Puccio)