Protagonista di un percorso che ha portato il Palermo in Serie B e un popolo a ricredere nella gioia, Silvio Baldini è intervenuto in conferenza stampa per commentare la promozione: "Per riuscire a raggiungere certi risultati, serve che i giocatori credano in quello che fanno, e soprattutto ci deve credere chi li guida. Noi siamo arrivati a Potenza al secondo pareggio di tre, e ricordo che molti scrivevano che avevo anche l'aggravante che portavo il mental coach. Non si può deridere un professionista che ha fatto un lavoro straordinario: la mente di una persona non la cambi da un giorno all'altro. O sei ignorante o sei in malafede se dici così. Siccome sapevo che avremmo incontrato difficoltà, io quel giorno ho rischiato la salute. Alla fine ho pensato di non farcela, perché ne ho fatte cose nella mia vita ma mai roba del genere. Io sapevo che il mio sfogo poteva avere un altro effetto, ma quando sai che sei supportato dalla fede non puoi mai sbagliare. È stato tutto dettato dalla fede, non dalla schizofrenia o dall'indecisione. Io sapevo che magari all'esterno sarebbe passato un messaggio non giusto, ma era una prova per me. Poi abbiamo conquistato varie vittorie di fila, abbiamo fatto 24 partite in cui abbiamo segnato più gol. Quando giochi non per capire se sei titolare ma per capire se ti puoi migliorare o no, allora si fanno cose straordinarie. Come ieri sera, che non abbiamo dato modo di ragionare a una squadra forte come il Padova. Il risultato non ci condizionava e non abbiamo gestito”. Il suo futuro: ’’Il mio problema non è il contratto. Ho fatto questo percorso con un gruppo straordinario composto dal mio staff e da chi ho trovato a Palermo, tra cui Mirri, Castagnini, Marotta e il match analyst Federico. Si è creato un grande connubio, in cui tutti hanno dato tanto. Io non posso perdere nessuna di queste persone, altrimenti vorrebbe dire che io ho vinto pensando di essere determinante. Io ho portato il mio contributo, che si è unito al loro. Castagnini è stato straordinario, ho sentito dire tante cattiverie su di lui e invece ho trovato un grande amico. In qualsiasi momento ci ha creduto e dopo uno dei primi allenamenti mi ha detto Se sei questo, lo metto per iscritto. Conosco già il finale perché l'ho già vissuto a Salerno. Mi ha sempre sostenuto anche quando c'erano critiche. Mi ha sempre detto la verità di fronte alle mie scelte. A volte non è mai intervenuto. "Inutile che ti aiuto a sbagliare", mi diceva. Perché sapeva che io stavo cercando di migliorarmi attraverso gli errori. È stato fondamentale in questo cammino. La Serie A non la cerco, mi basta anche una interregionale, per come sono io. L'importante è che io trovi me stesso e che sia un veicolo. Dovevo far vedere alla gente che avevo qualcosa in cui credevo ciecamente. So che potrei allenare in Serie A perché conosco la materia. Questa mattina ho ricevuto messaggi da allenatori di Serie A. Mi guardavano con un occhio per vedere cosa avrebbe fatto il Palermo. Al di là dell'amicizia mi hanno scritto in tanti perché hanno capito che abbiamo fatto qualcosa di importante’’. ‘’Ad un certo punto - continua Baldini - ho cercato di far capire alla squadra che finché non si riempiva lo stadio non eravamo persone giuste. Chi ama il Palermo sono soltanto i tifosi. Loro ci saranno sempre. Chi offre un ingaggio più alto ai giocatori ottiene il cartellino, ma non c'è ingaggio per i tifosi. Il tifo nasce e muore, è per tutta la vita. I bambini che ho visto ieri non cambieranno mai la fede per il Palermo. Il protagonista è il popolo, non noi. Ieri sera eravamo 40 mila con una richiesta di oltre 110 mila tifosi. Non era una elite di persone, ma un intero popolo. Quando riesci a far capire che sono protagonisti riesci a farti amare. Loro sono stati importanti per farci vincere, non perché ci aiutano ma perché abbiamo saputo ringraziarli mettendoci il cuore’’. La vittoria più bella: ‘’Se devo fare una graduatoria vuol dire che vedo le cose in base alla bravura. Io ero fiducioso e tranquillo. Ho festeggiato vedendo la gioia degli altri. Ho trascorso 5 minuti con la madre dei miei figli per dirle delle cose che avevano un significato diverso dopo 37 anni. C'è un filo sottilissimo che ci lega. È stata importante per la mia famiglia, prendendosi grandi responsabilità. Io mi sono sempre assentato. Non sono mai andato ai colloqui scolastici o alle partite dei miei figli. Questa persona meritava i 5 minuti in cui gli facessi capire quanto è importante. Il successo di ieri sera è stato importante per quel momento. Il resto non fa parte di me. Io voglio vivere di emozioni. Se non ci fosse stata la mia famiglia, di fronte a persone in malafede, avrei fatto come gli indiani. In una società democratica e civile certe cose non si possono fare, ma io sono fatto così. Contro l'ignoranza c'è solo o l'indifferenza, che oggi ho imparato, o quella di affrontare l'asino con il bastone. Io sono contento così. Ho tolto una parte negativa di me’’. La lunga notte rosanero: ‘’I ragazzi stanotte hanno festeggiato coi tifosi, poi sono andati a fare il bagno a Mondello e colazione al Touring. Qualcuno che ha giocato poco mi ha detto che ha imparato più in 6 mesi che in tutta la sua carriera, anche se in precedenza ha giocato di più. Cos'altro posso desiderare? I pensieri però vanno gratificati quando vinci. Se avessimo perso questi discorsi non avrebbero avuto senso. La società odierna è impostata così. È per questo che si spendono tanti soldi. Quando io ricevo critiche mi miglioro soltanto, perché smetto di dare la possibilità di criticarmi. Non c'è un risultato da giustificare in realtà, ma un percorso. È quello che conta davvero. Invece è tutto frutto della politica, che fa il loro orticello. La società si basa sul clientelismo, per cui produce persone ignoranti. Chi ha cultura si cerca uno spazio perché con l'impegno sa di potere ottenerlo. Devi sapere che puoi andare oltre le difficoltà. Il vento non lo vedi ma lo senti. Io queste persone, i tifosi, le sentivo. Ieri sera erano lì con me che festeggiavano. Mi sono goduto la loro compagnia e tuttora le sento. Ieri è stato fantastico, ho potuto dirgli che mi hanno accompagnato nelle difficoltà. La gente fa la fila e 10 euro magari le pesa anche, ciò vuol dire che ti vuole bene’’. Su Nardini: ‘’E’ una persona speciale. Lo facciamo sempre parlare prima della partita. Non è mica il secondo che mette i cinesini. È un uomo che porta passione, non si nasconde e non fa veti. Balla, fa lo spogliarello e incita i giocatori con voce da tenore. Non si arrende mai. Il 12 giugno lui ha perso la mamma tempo addietro per un infarto, non era anziana. Per lui era una data speciale. Sapevo che quel numero avrebbe coinciso con la vittoria. Non potevo non dare spazio ad una persona del genere. È un fratello, sono orgogliosa di averlo come amico perché so che non mi abbandonerà mai. So che non intende tradirmi come succede invece altre volte in certi ambienti’’. Il futuro e i prossimi giorni: ‘’Da domani farò semplicemente le cose normali. Mi vivrò questa gioia che appartiene a tutta Palermo. Il mio scopo è sempre quello e sono convinto che se possiamo lavorare in un certo modo la storia non è finita. Io so quando dovrebbe finire. Questa storia non può finire in B, che sarà un campionato di assestamento. Non so cosa succederà con la cessione, ma se scelgono questo messaggio io metto per iscritto che a breve saremo in A. Smetterò quando il mio messaggio non sarà più importante. Lasciamo agli altri che facciano quello che vogliono. Io con la Carrarese ero convinto di andare in B, poi altre persone hanno impedito che si realizzasse e sono venuto a farlo a Palermo. A me la Serie A non interessa, ma se mi fanno lavorare in un certo modo spero che il futuro sia a Palermo. Io voglio morire qui, i miei figli sanno dove mettere le ceneri. Sarà domani o tra 50 anni. Ho fatto una scelta perché sento che la Sicilia mi appartiene. Tutti sanno questo. Se mi lasceranno continuare io so già come finirà, sennò può darsi che vado a portare il mio messaggio da un'altra parte’’. Il presidente Mirri: ‘’E’ un tifoso e ha vissuto così questa avventura. Anche lui, per farvi capire, ha fatto il bagno a Mondello. Sono convinto che possa cedere il Palermo in Serie B e decidere cosa vuole fare in questa trattativa. Io non gli ho mai domandato nulla. Lui a Santa Rosalia voleva parlare dei premi promozione, io non gli ho risposto. A me non è mai fregato niente di questo. Non volevo mica denaro. Il mio premio l'ho avuto già. Con me comunque è stato sempre gentilissimo. La sua famiglia mi ha sempre fatto sentire a mio agio. Come una persona normale. A volte abbiamo vissuto bei momenti, a volte meno. Tutto è stato vissuto con semplicità’’. L’aneddoto: ‘’Un ds mi ha scritto ‘A che ora ti posso chiamare?’. Gli ho detto quando vuoi. Però non mi interessa di farmi pubblicità. Io potrei stare altri 6 anni senza allenare. Il mio scopo è essere felice per condividere delle gioie quotidiane. La vita è una. Tutti dobbiamo morire, è la cosa più giusta della vita. Immaginate se qualcuno potesse evitare la morte coi soldi. Ci provano ma non ci riescono. Il senso della vita è questo qui. Ho vissuto ieri sera in maniera così intensa che mi sento gratificato dalle domande di oggi’’. ‘’Nessuno - conclude - deve chiedermi scusa, perché era impensabile, ad un certo punto, credere che ce la potessimo fare. C'era soltanto da dimostrare. Se hai fede arriva tutto da solo: dai rigori parati ai salvataggi sulla linea. Le persone vengono premiate. Al di là dei moduli e dei giocatori comprati. Non è che io la domenica vado in chiesa a pregare. Io sono uno che la mia chiesa la trovo nel momento in cui ho bisogno, senza andarci. In un bosco, al mare, in treno, ovunque. Questa esigenza non fa parte però di questo mondo. Io capisco l'incredulità delle persone che mi ascoltavano durante la stagione, ma il mio compito era quello di fargli credere. Io sono tornato qui dopo 18 anni. Il dubbio c'era, ci pensavo sempre. Non ho mai smesso. Il 23 dicembre Castagnini mi ha chiamato e sapevo che sarebbe successo tutto questo, a patto che mi mettessi a disposizione di questa causa e non mi arrendessi mai. È difficile spiegare la fede a parole. Non sono abituato a fare catechismi, ma vivo quello che sento. A volte nel calcio con questi ladroni che ci sono parlare di fede è utopistico. La fede ognuno la porta per quello che sente’’. Video di Marco Gullà