Palermo

Lunedì 25 Novembre 2024

Codice antimafia, il decalogo degli esperti elaborato a Palermo - Video

PALERMO. Assicurare la rotazione di amministratori giudiziari altamente specializzati, creare tribunali distrettuali specializzati con competenze pluridisciplinari, rafforzare il ruolo dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati soprattutto nella fase di destinazione dei beni sgravandola del peso dell'amministrazione diretta, pagare subito i creditori in buona fede delle aziende sequestrate. Sono alcuni punti del decalogo elaborato dagli esperti e dai magistrati che hanno partecipato a Palermo alla due giorni dedicata alla riforma del Codice antimafia di cui in questi giorni si discute in Parlamento. Un convegno organizzato dal Dems, il Dipartimento dell'Università di Palermo, in collaborazione con il centro studi Federico Stella dell'Università Cattolica di Milano, l'Agenzia per i beni confiscati, la Direzione nazionale antimafia, la Fondazione Progetto Legalità. Il testo del decalogo è stato consegnato al sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. "È un documento tempestivo che costituirà un contributo importante nei lavori parlamentari in corso". Cosi il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, ha giudicato a Palermo il decalogo di proposte elaborate da magistrati ed esperti durante una due giorni dedicata alla riforma del codice antimafia di cui si discute in questi giorni in Parlamento. Il sottosegretario si è detto d'accordo sulla necessità di specializzare ulteriormente i tribunali distrettuali ampliandone le competenze: "Sappiamo quanto sia importante la creazione di sezioni specializzate" ha detto Ferri, che ha espresso condivisione su molti punti del documento elaborato a Palermo. Il sottosegretario si è poi pronunciato sugli amministratori giudiziari: "Va bene porre al centro la trasparenza e la rotazione - ha detto Ferri alla platea - a patto che se ne riconosca la professionalità. Abbiamo il dovere di restituire al tessuto socio-economico un'azienda ripulita di tutte le infiltrazioni mafiose, è un messaggio che va dato alla società civile, altrimenti è difficile chiedere una collaborazione nelle denunce. L'amministratore che riesce a riportare un'impresa nel tessuto economico sano manda un messaggio positivo ai lavoratori e alla società, non vedo perchè la magistratura non debba valorizzare una professionalità che esiste e va riconosciuta. Piuttosto - ha concluso - si potrebbe pensare a un coordinamento e a degli elenchi nazionali che tengano conto anche di questi criteri, in modo che chi ha ottenuto dei risultati vada premiato".

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