La medaglia dei campioni del mondo di pallavolo è sbarcata a Palermo. L’ha fatto ieri sera, con un volo proveniente da Roma, ben in vista sul collo di Roberto Russo. Protagonista con tanta voglia di rivalsa il numero 19 azzurro, che gioca da centrale nella Sir Safety Perugia ed è nel giro della nazionale del 2018. Solo che la sfortuna, fino a pochi mesi fa, gli ha negato la gioia di essere presente nei grandi appuntamenti. Eppure, il ct Ferdinando De Giorgi ha sempre puntato su di lui e sulle sue qualità, tanto da inserirlo in campo nelle fasi cruciali della finale vinta per 3-1 con la Polonia a Katowice. Un ambiente caldo, schierato a favore dei padroni di casa, che non ha intimorito il gigante proveniente da Partinico. E alla fine, la Coppa del mondo l’ha alzata al cielo anche lui, mettendosi alle spalle un anno difficile per poter gioire con gli amici della spedizione azzurra.
Un anno fa, fermo per infortunio, ha visto i suoi compagni sul tetto d’Europa. Adesso è con loro su quello del mondo. Quanto se l’aspettava questa rivincita?
«Eh, questa medaglia è più bella, questo è il Mondiale. Poi, dopo tutto quello che è successo, ha un sapore molto diverso. Non fermarmi dopo gli infortuni, continuare ad allenarmi per restare in forma... Questa medaglia mi ripaga di tutto ciò».
Ecco, ripercorriamo le tappe degli ultimi mesi: il Mondiale era l’occasione giusta per dimostrare che Russo, in questa Nazionale, può dire la sua?
«Non sono riuscito neanche a trovare spazio a Perugia per i miei problemi. Prima la rottura del tendine d’Achille, poi l’infortunio al quadricipite, ma avevo voglia di ricominciare a giocare e l’ho fatto con un gruppo fantastico».
Un gruppo in cui lei è integratissimo, stando ai social: con Lavia e Sbertoli si è creata una bella amicizia.
«Siamo tutti giovani, siamo tutti amici e ci divertiamo tutti insieme. Un gruppo di ragazzi umili, che si impegna e dà il massimo ad ogni partita. Se abbiamo vinto nel giro di un anno l’Europeo e il Mondiale, significa che il percorso è quello giusto. È stato veramente bello condividere questa vittoria con loro. Tutti ci vedono come giocatori, ma credetemi, siamo ragazzi normalissimi a cui piace divertirsi e scherzare. Poi si creano dei legami, passiamo insieme 2-3 mesi ed è naturale che succeda, perché il tempo in queste situazioni non passa mai».
Di Palermo e di Partinico, invece, che cosa si è portato in Polonia?
«La grinta dei miei amici, ogni telefonata fatta con loro prima delle partite. Tra l’altro lì in albergo a Katowice c’era una coppia palermitana che è venuta a seguire la finale».
E un altro palermitano lo ha incontrato ieri, il presidente Mattarella: cosa si prova ad essere accolti dal capo dello Stato?
«Emozionante, assolutamente. Poi è un appassionato di sport e di pallavolo, ha scherzato con noi sulla finale e le sue parole ci hanno dato uno stimolo in più. Speriamo di tornare presto anche al Quirinale».
Beh, la data per tornarci in teoria l’ha già: Parigi 2024...
«Un obiettivo alla volta. Adesso torno a casa e mi godo questa medaglia, poi dalla prossima settimana si ricomincia con Perugia. L’obiettivo, anche lì, è quello di vincere. La squadra è fortissima, dobbiamo puntare al massimo quest’anno. Poi anche con la Nazionale, alle scorse Olimpiadi è andata un po’ male, ma basta pensare al passato».
Tornare a casa significa anche tornare a Palermo: lei è un gran tifoso rosanero, ha visto anche le partite della squadra di Corini?
«Certo. Ho seguito la partita col Genoa lo scorso venerdì, la sera prima della semifinale con la Slovenia. Abbiamo vinto, ha portato bene. Scherzavo con Sbertoli perché il Palermo ha vinto, il Milan ha vinto... e ora pure l’Italia ha vinto. Ma io sono tifoso sin da bambino, andavo in curva nord e sono andato allo stadio anche per la finale dei play-off col Padova».
Altra grande emozione, immagino. Come l’ha vissuta quella finale?
«È stato bellissimo, sono andato allo stadio con gli amici. Non potevo mancare. Pensavamo solo alla partita e a festeggiare con un bel panino ca meusa».
Adesso si aspetta anche qualche messaggio dal Palermo?
«Non so se mi faranno i complimenti, se lo fanno mi fa piacere».
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