Una petizione per riaprire Villa Costa. Il polmone verde, l'unico del quartiere, di viale Lazio, a Palermo. I cancelli sono stati chiusi all'inizio del 2020 adesso un gruppo formato da alcuni giovani abitanti della zona ha lanciato l'iniziativa.
"L’iniziativa - spiega Massimiliano Rotolo, uno dei portavoce del movimento - è stata lanciata nel gennaio 2021: l’obiettivo è riaprire al più presto la villa. All’interno, dopo la riapertura, vorremmo si creasse un centro culturale rivolto al quartiere ma non soltanto. Un simbolo della rinascita di Palermo: un luogo di aggregazione di ritorno alla vita sociale".
Con la spinta della petizione, che ha già raccolto 3 mila firme e ha l'obiettivo di raggiungere le 5 mila entro fine novembre, il Comune ha riavviato i lavori, a portarli avanti il Coime (che si stanno occupando di viali e messa in sicurezza), e la ripartizione Ville e giardini, per quel che riguarda la vegetazione.
"Speravamo che i lavori si concludessero entro la scorsa estate - continua Rotolo - ma così non è stato".
La storia del giardino di viale Lazio - secondo la ricostruzione di Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture Arboree nell'Università di Palermo - comincia nel 1965: il Comune in cambio del rettangolo del verde Terrasi (quello che adesso si chiama Villa Costa) si impegnava a realizzare le vie Ausonia e Trinacria. Ma subito dopo inizia un contenzioso. Tra carte scomparse, impegni non mantenuti, palazzinari locali e romani, omissioni di atti d’ufficio la vicenda arriverà a occupare spazio nelle carte dell’Antimafia. Nel 1988, allontanati anche gli agricoltori che avevano trasformato in giardino una distesa di fichidindia, la storia si chiude con un progetto per un parco.
Inizia allora una protesta ambientalista. Con appelli e occupazioni si cerca di salvare un pezzo di Conca d’oro e una parte della città mostra di voler riscattare l’ignavia degli anni precedenti. C’erano però molti soldi da spendere (2,5 miliardi di lire); questa era la cosa che contava e la lotta sortì solo qualche parziale effetto. Con la consulenza di docenti universitari si salvarono la metà dei mandarini e nacque quella che oggi è villa Costa, incongrua commistione tra stili paesaggistici diversi, interessi pubblici (biblioteca comunale) e privati (ristorante), lasciata a un ordinario abbandono.
Abbandono - continua Barbera - che si intensifica quando la società a cui il comune aveva dato in concessione la struttura predisposta a ristoro, decide di mollare la gestione del locale sei mesi prima della scadenza del contratto. Nell'estate del 2018 chiude il locale e chiude anche la villa, la quale rimane inaccessibile al pubblico fino a dicembre 2018, mese in cui viene riaperta ma soltanto per poco più di un anno, infatti poco prima del lockdown del marzo 2020, la villa viene ancora una volta chiusa.
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