Palermo

Martedì 29 Aprile 2025

Addiopizzo: «Stop bonus a chi non denuncia il racket»

Si apre con il corteo di mille studenti delle scuole medie e superiori di Palermo la festa del Consumo critico di Addiopizzo.
L’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991 che racconta la storia del no al «caro estortore».
Libero Grassi
Il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo
Una immagine di una passata edizione
 

Un salto di qualità nella lotta al racket delle estorsioni e nell’assistenza alle vittime, per garantire maggiori tutele e incoraggiare le denunce. Sul fronte delle estorsioni, la strada è ancora in salita e, a 32 anni di distanza dalla lettera al caro estortore dell’imprenditore Libero Grassi, pubblicata dal Giornale di Sicilia il 10 gennaio del ’91, il fenomeno del pizzo rimane una priorità nell’agenda della guerra contro Cosa nostra. Addiopizzo, in ricordo di quel documento e del gesto coraggioso di Libero Grassi, assassinato il 29 agosto di quello stesso anno da un commando mafioso e dal superkiller Salvino Madonia, invoca misure legislative che inibiscano l’accesso ai bonus fiscali agli imprenditori edili che pagano le estorsioni e non denunciano perché conniventi con Cosa nostra. II presidente del tribunale, Antonio Balsamo, è convinto della necessità di «creare le condizioni per evitare infiltrazioni e cointeressenze mafiose in un settore come quello delle costruzioni, che nel tempo ha rappresentato un luogo particolarmente fertile di espressione di Cosa nostra nell’economia. L’impresa a partecipazione mafiosa altera pericolosamente il mercato e incide in modo negativo sullo sviluppo, come dimostra la storia del Mezzogiorno. Negli anni sono stati confiscati grandi patrimoni immobiliari, il segno concreto dei grandi interessi della criminalità organizzata nel settore. Si devono adottare tutte le misure per recidere il legame tra imprese e mafia». Sul giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Virgilio Fagone con un intervento di Addiopizzo

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