Smart repression ha coinvolto parecchie città d'Italia e d'Europa e anche Palermo. In centinaia sono scesi in piazza contro le nuove misure legislative che, a dire dei manifestanti, criminalizzano i raduni musicali. Nel capoluogo siciliano il corteo ha percorso la via Vittorio Emanuele un leit motiv esposto sugli striscioni: "Quando un'ingiustizia diventa legge la resistenza diventa un dovere". «Oggi il movimento rave è sceso in diverse piazze d'Italia e d'Europa - afferma Seba Mugen, del Movimento MentalAlchemist - per manifestare il proprio dissenso all'emendamento che introduce l'articolo 633 bis c.p., il quale prevede pene detentive da 3 a 6 anni e la confisca delle attrezzature per organizzatori di raduni musicali. Nonostante il nostro movimento per cultura sia underground, fuori dalle logiche comuni e non avvezzo a tv, giornali e mainstream, oggi in varie città di Italia, Francia ed Europa siamo scesi in piazza pacificamente (street parade, cortei) per esprimere il nostro dissenso al decreto legge "antirave" che criminalizza musica e libertà di espressione. Pene superiori o pari, addirittura, a reati come associazione per delinquere, sequestro di persona, corruzione e molestie sessuali, eccetera. Questo accanimento del governo Meloni - conclude Mugen - è esagerato. Dovrebbe piuttosto concentrarsi sui reali e gravi problemi del Paese». Al Governo Meloni i manifestanti chiedono libertà di intrecciare relazioni senza vincoli formali, profonde e durature, in luoghi di libera aggregazione. «Un rave - spiegano gli organizzatori - è un’esperienza di vita, di celebrazione, l’esplorazione di uno stile alternativo a quello che la società sempre più consumista ci impone, e, per molti aspetti, molto più vicino alla natura umana. Il nuovo decreto - continuano - mira a colpire, criminalizzare e punire: libertà, musica, arte ed unione. Le pene detentive previste per chi organizza i raduni non autorizzati sono senza precedenti, paragonabili a quelle inflitte per crimini ben più gravi. Ballare in una struttura abbandonata, nella sostanza, viene equiparato ad un atto terroristico». «Abbiamo ritenuto fosse indispensabile - dichiara Annita Amaro, presente al corteo - prendere posizione contro il 633bis che colpisce organizzatori di eventi free, liberi, aperti a tutti, dunque non nati per lucrare, ma per condividere musica ed arte in un contesto di condivisione unico, proprio di una controcultura che da decenni si incontra e si muove in Europa e nel mondo in risposta ai bisogni di un popolo di gente libera. Le pene previste sono eccessive, tipiche di un atto di repressione voluto, intollerante ed intollerabile, con pericolosi precedenti simili in epoche passate. Quando il potere ritiene una priorità di governo - conclude - reprimere una minoranza culturale, nulla di buono è possibile presagire, non a caso lo stesso emendamento include anche il 41bis».