Sulla presidenza del Consiglio comunale a Palermo si riapre la partita. Fratelli d'Italia, che ancora non ha parlato col sindaco, non è decisa a mollare l'osso. Lunedì il partito ha in agenda un incontro con la segreteria e i consiglieri eletti in cui si cercherà di stabilire le posizioni e fissare i punti irrinunciabili. Giampiero Cannella, coordinatore regionale , e Raoul Russo, commissario cittadino, hanno diramato un comunicato in cui ribadiscono «il ruolo centrale che ha avuto Fd'I nell’indicazione del candidato sindaco e l’apporto determinante dato anche col ritiro della candidatura di Carolina Varchi». Ragione per cui nell'incontro con il sindaco Roberto Lagalla si «discuterà delle priorità programmatiche da affrontare e i ruoli amministrativi con cui affiancheremo, con le persone migliori possibili, il governo della città».
Fuori dalle parole ufficiali, necessariamente felpate, c'è nel corpo dei meloniani una discussione interna che non vuole dare vinta a Forza Italia la scelta su chi dovrà guidare Sala delle Lapidi (posto per il quale è già prenotato Giulio Tantillo). «Gli accordi in coalizione - dice una voce interna - erano che a chi arrivava primo per voti toccava il vicesindaco. Ora, si può anche stabilire che si scelga fra le due cariche, ma significa cambiare intesa. Ne dobbiamo discutere». Insomma, il nocciolo del problema è tutto qua. L'europarlamentare Giuseppe Milazzo, eletto assieme ad altri due consiglieri riferibili alla stessa area, avrebbe puntato gli occhi sulla presidenza. E spinge ovviamente per non mollare la presa e combattere per tenere il punto. L’ipotesi che non si arrivi a un’intesa è rischiosa per la tenuta complessiva della coalizione perché affiderebbe ai giochi d’aula e non alla politica la gestione di una carica importante. E a quel punto davvero si partirebbe col piede sbagliato. La Varchi, dal canto suo, accetterebbe solamente un posto in giunta da vicesindaco, ma negli equilibri interni potrebbe anche decidere di non imporre necessariamente il suo nome visto che ormai le è riconosciuto un ruolo di equilibrio e di cerniera con i vertici nazionali del partito. Per i «patrioti», due nomi che circolano sono quelli di Giampiero Cannella e Raoul Russo, ad esempio.
Lagalla ha chiesto ai quattro partiti che hanno rappresentanza in Consiglio i curriculum di candidati-assessori fra cui potere scegliere. Ma ormai lo sanno anche le pietre, ad esempio che dentro Forza Italia i giochi sono (quasi) fatti. Nel senso che oltre alla presidenza del Consiglio avrebbe fissato come irrinunciabili tre figure: Aristide Tamajo, padre di Edy, l’uomo che dentro la forza azzurra ha determinato la metà delle preferenza ottenute attraverso i suoi uomini; l’altro si chiama Andrea Mineo, figlio di Franco, consigliere comunale uscente, ha fatto eleggere al suo posto Natale Puma proprio con l’intenzione di entrare poi in giunta. Infine, il terzo nome, sponsorizzato da Gianfranco Micciché, è quello di Rosy Pennino, impegnata nel sociale, presidente di «Parlautismo»: non ce l’ha fatta a entrare in Consiglio, ma a lei si vorrebbero affidare le Politiche sociali. Al momento balla un nome di troppo. Il terzo assessore, infatti, nelle interlocuzioni pre-voto sarebbe stato concesso solo se FI avesse indicato (fuori quota) Francesco Cascio.
C’è poi la questione di Prima l’Italia, la lista della Lega che ha superato d’un soffio la soglia del 5 per cento per entrare in consiglio: ce l’ha fatta piazzandone tre. Ora, probabilmente, dovranno accontentarsi di un solo posto in giunta. Fanno sapere che sceglierà il segretario regionale Nino Minardo, e comunque in un clima di collegialità. Però, il peso dei voti ha un senso preciso. E in questo senso la bilancia pesa a favore di Sabrina Figuccia, benché nella fase della campagna elettorale sia stato indicato, ad esempio, uno come Pippo Fallica, politico di lungo corso che comunque si è sempre presentato con le stesse parole: «Sono a disposizione del partito e del mio segretario regionale».
Non trapela nulla in casa di Totò Cuffaro. La sua lista, Dc Nuova, entrata a Sala delle Lapidi, aveva indicato Antonella Tirrito, ma pare che potrebbe essere ritirata in favore di un nome più spiccatamente tecnico e non connotato politicamente. Un modo per Cuffaro di dare senso alla sua volontà di entrare nella fase del basso profilo annunciata dal fatto che non parteciperà alla consultazioni col sindaco Lagalla. Su Maurizio Carta, urbanista, ormai ci sono pochi dubbi che entrerà come tecnico del sindaco. C’è poi il tema dei renziani: a loro toccherà senz’altro una casella da riempire, ma al momento indicazioni non ne trapelano. Sui partiti di centrodestra che non hanno ottenuto il quorum dibattito aperto. Pare che l’idea di Lagalla sia che bisognerà dare loro visibilità, ma non necessariamente in giunta.
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