Quando il Corriere della Sera ha raccontato all’Italia le pietose condizioni dello stadio Renzo Barbera, facendone metafora del declino del calcio azzurro, c’è stata come una specie di sorpresa generale. Ma dai, come mai, macché, dove, perché, non è possibile, è un’esagerazione, i soliti giornalisti. Le esclamazioni si sono sprecate, ma alla fine solo per mettere la sordina al problema. E così la polemica nata in occasione dell’infausta partita dell’Italia contro la Macedonia del Nord, che ha messo fuori gli azzurri dal campionato mondiale di calcio, è stata come un fuoco fatuo. Del resto, molte volte il Giornale di Sicilia ha raccontato con dovizia di particolari lo stato dell’arte dell’impiantistica sportiva. E cosa è accaduto? Nulla, se non minuscoli passi avanti che non risolvono l’immagine di una città lontana anni luce dai bisogni degli sportivi, costretti o a rivolgersi a strutture private o a fare lo slalom fra disservizi, inefficienze, fatiscenza delle strutture.
Pochi passi avanti
Se si considerano i dieci anni della seconda stagione di Leoluca Orlando, purtroppo non si registrano passi in avanti. Nel caso dello stadio Renzo Barbera, a dire il vero, la convenzione con la società sportiva mette a carico del concessionario le manutenzioni. Sciacquoni che perdono, bagni inagibili, porte scassate, «uno stadio preistorico per gli standard europei», ha scritto il Corsera.
Randagi al Palazzetto
Non va meglio altrove. Prendiamo il Palazzetto dello Sport, che la furia dello scirocco molti anni fa scoperchiò, mettendolo a soqquadro. A dire il vero, la copertura è stata rifatta con un intervento da 2,5 milioni. Ma per il resto è in totale stato di abbandono. Triste e solitario, arrugginito, tana di animali randagi e infestato dalle erbacce.
Poche attrezzature
Lo Stadio delle Palme ha avuto un restyling, ma rimane deficitario anche delle cose più essenziali. Per esempio mancano le attrezzature per gli atleti e per le gare. Infatti, le ultime prove dei campionati nazionali di atletica organizzati dalla Fidal si sono svolte chiedendo in prestito attrezzature e dirottandone una parte all'impianto di atletica del Cus perché mancava il materasso per il salto in alto. Cose così.
Il cantiere infinito
Se si sposta lo sguardo sugli altri grandi impianti, come il Velodromo e il Diamante, non va meglio. Il primo ostaggio di un cantiere infinito, il secondo in totale abbandono. L’impianto intitolato a Paolo Borsellino sta ricevendo le cure del Coime con alcuni lavori di restyling. Si parla si un'apertura parziale nei prossimi mesi, ma la tribuna coperta è inagibile e i campi ancora tutti da fare. Il campo da baseball, chiamato «diamante», è del tutto derelitto. Sulla carta c’è una iniezione di finanziamento da 4 milioni e 750 mila euro che prevede la realizzazione della Cittadella dello Sport. Ma a oggi nemmeno la progettazione è definita.
Poca programmazione
«Il tema dell'impiantistica sportiva è certamente uno di quei settori che meglio rappresenta il fallimento di questa amministrazione - spiega Francesco Bertolino, presidente della commissione Cultura e sport, un tempo molto vicino al sindaco e che oggi invece milita tra le fila di Italia Viva -. Incapacità di programmazione, scarso dialogo tra gli assessori con le diverse deleghe che riguardano il settore, mancanza di una visione sono la causa di questo fallimento», sintetizza.
Le altre strutture
Anche le strutture più piccole come il Palamangano e il Palaoreto, aperti e utilizzati, subiscono come tutti gli altri la cattiva organizzazione. Manca una programmazione sulla manutenzione e si procede sempre in via emergenziale. Il personale è poco, inadeguato e con contratti di lavoro che rendono difficile, e a volte impossibile, le aperture pomeridiane.
Tariffe alte in piscina
La piscina è forse la struttura più frequentata ed è quella su cui magari convergono i maggiori sforzi per garantire l’utenza, nonostante le tariffe siamo sensibilmente aumentate. Ma anche qui, spesso chiusure improvvise e non comunicate, spogliatoi malmessi, lamentela dell’utenza. «In questi anni è certamente mancata una regia sullo sport cittadino e il coraggio nel procedere all'esternalizzazione e affidamento degli impianti alle società e alle Federazioni sportive – osserva Bertolino che con i componenti della commissione in questi anni ha svolto sopralluoghi, presentato proposte e interloquito con gli uffici -. Oggi l'amministrazione non può garantire servizi che rendano i nostri impianti efficienti ed utilizzabili dagli sportivi». E sicuramente la prossima sindacatura e il prossimo Consiglio dovranno cominciare da un elemento base per rendere agevole e fluida la gestione delle strutture, il regolamento sulle concessioni. Se ne parla se ne parla, ma non è mai arrivato.